venerdì 3 ottobre 2014

IL DELITTO IRRISOLTO

Il delitto irrisolto


Se poi avrò un cospicuo numero di lettori potrò pensare di aprire pagine facebook, google eccetera, ma soprattutto la creazione di una newsletter e un sito di archiviazione, quando gli articoli saranno proprio tanti, per il momento si prosegua il lavoro in tale maniera.
Chi vuole mi può scrivere un suo articolo o racconto, lo leggerò e lo potrò pubblicare, magari in uno spazio apposito se ne riceverò più di uno.
Bene, vi lascio al racconto, buona serata!

PS: Questo racconto è il risultante di una piccola sfida di scrittura creativa insieme a dei miei amici, partendo da una trama e stabilendo un tempo, in questo caso 40 minuti(Per scrivere il racconto qui di seguito). Poi i racconti così elaborati sono passati a giudici che hanno decretato i vincitori. E' uno stile che consiglio a tutti coloro che hanno piacere a scrivere.

Il delitto irrisolto



A volte capita di non riuscire a spiegare, neppure a sé stessi certe cose.
Inutile nasconderlo, noi tutti abbiamo cose che non capiamo, penso che tutta la terra abbia cose che non capisce, a partire dalle domande esistenziali.
Quello che però è successo questa notte, in casa Malaffi ha qualcosa di più; è inquietante.
Sì, ce ne sono di cose inquietanti, oggi la gente guarda i film inquietanti, legge libri inquietanti e fa discorsi inquietanti, tuttavia, quando vieni tu stesso a contatto davvero con una di queste cose, non puoi fare a meno di rimanerne colpito, e se sarai fortunato, non nel vero senso della parola.
Doveva essere mezzanotte meno qualche minuto quando la signora Malaffi, un'anziana dall'aspetto signorile, rincasò.
Di solito lei non usciva spesso la sera, ma quella notte le venne voglia di uscire, siccome non riusciva a prendere sonno.
E così il suo cane Peggy rimase da solo.
Quando la signora arrivo a casa, sul tappetino, davanti al portone della sua villa, ecco il macabro epilogo, la testa di Peggy e un piccolo biglietto, i cui caratteri erano minuscoli e la signora dovette tirare fuori il suo occhialino da tasca, per riuscire a leggervi.
Quando lesse ebbe un principio di malore. Sul biglietto infatti c'era scritto: “Potevi salvarmi”.
Si dia il caso che un giovane passasse da quelle parti; esso, vedendo la signora a terra e la testa di un cane mozzato, subito prestò un primissimo soccorso alla donna, che si riprese, e chiamò polizia ed ambulanza.
L'autoambulanza arrivò a sirene spiegate, tuttavia per la signora non c'era nulla di grave, è stato solo lo spavento.
La polizia, arrivata, vide la testa di Peggy e poi trovarono il biglietto. Neppure il primo agente riuscì a leggere, il secondo, che aveva gli occhiali lesse.
La polizia, forse per risolvere in fretta la questione, disse che si era trattato dello scherzo di cattivo gusto di qualche ragazzaccio.
Aperto il portone, le due guardie iniziarono a cercare il resto del corpo della creaturina straziata.
La villa di notte era molto poco illuminata e solo la fioca luce di qualche lampione della strada e la luce della luna, piena e vicina al perigeo forniva qualche indicazione alla polizia.
Le ricerche non portarono risultati, ed un primo agente tornò indietro.
Questi disse alla signora che le ricerche, al buio, era inutile farle, e sarebbero riprese alle luci del sole.
Ma la signora aveva ancora paura, e non si era ancora ripresa dallo shock.
Per lei Peggy era qualcosa di più di un cane. L'aveva adottato dopo la morte di suo marito, per non sentirsi troppo sola, ed ora, dopo otto anni passati insieme, Peggy era morto.
Alla signora fu quindi proposto di andare in questura, ma poi si fece forza e disse che avrebbe dormito nella sua villa.
E così il giovane che l'aveva soccorsa all'inizio, accompagnò l'anziana straziata lungo il corridoio del giardino della villa.
Arrivati davanti a casa, la signora stava aprendo la porta, ma dei rumori, come dei gemiti meccanici provenivano da lì vicino, in ogni caso, dall'esterno della villa.
Così la Malaffi invitò il giovane ad entrare, ed il giovane accettò.
La signora preparò un te', caldo, scottante, ma fuori faceva freddo, un te' del genere avrebbe fatto piacere al giovane.
Posso chiederle come si chiama?” chiese l'anziana.
Io? Be', diciamo che mi chiamo... Sergio, sì Sergio!” rispose lui, fosco.
Secondo lei sarebbe il caso di chiamare nuovamente la polizia, sa, per quei rumori...”
Io penso che non ci sia nulla di cui preoccuparsi” rispose lui, questa volta più sicuro.
Ma... ma che dice? Allora lei ha capito di che si tratta?”
Oh, sì, ho capito da tempo” rispose lui, con un tono sorprendentemente pacifico, di modo da non destare alcun sospetto. Poi aggiunse:”Dov'è la testa del cane?”
Dovrebbe essere rimasta dove l'abbiamo trovata, così domani la polizia potrà indagare come verrà, e la scena non sarà mutata”.
Io penso di avere la soluzione, andiamo a prendere la testa del cane, anzi no, lei resti qui”
Se lei è davvero sicuro... magari metta una pietra dove l'ha presa, la testa del mio Peggy”.
E così “Sergio” si allontanò per il giardino.
Adesso c'era un silenzio di tomba, là fuori, come tutte le sere, in quella villa ottocentesca, com'è giusto che sia.
Il giovane si fece attendere a lungo, passarono venti minuti, prima che lui tornasse, tanto che la signora Malaffi si stava preoccupando seriamente di nuovo.
Il giovane tornò, sorridente, chissà che aveva da sorridere, con la testa di Peggy tra le mani, e il bigliettino che gli sporgeva dal taschino dell'impermeabile.
Ecco, guardi che ho trovato dentro la sua testa”
E così mise una mano dentro il cranio dell'animale e, dopo pochi secondi ne estrasse il cervello.
Non è meraviglioso?”
Lei deve essere pazzo!”
E così chiuse a porta in faccia al giovane, prese il suo telefono e salì al piano di sopra.
Ma per le scale inciampò e cadde supina.
Sbatté la testa ma non perse la coscienza.
Era inciampata nel resto del corpo di Peggy!
Così guardò la scena inorridita e solo dopo realizzò che l'assassino doveva quindi essere entrato in casa.
Continuò a salire per la scala, confusa, inciampò di nuovo, ma questa volta si aggrappò alla ringhiera.
Arrivata al piano di sopra rallentò e arrivò davanti alla porta della sua camera, con molta prudenza la aprì e vi entrò.
L'interruttore della luce era pochi passi più in là, passi da affrontare al buio più assoluto.
Ebbene l'anziana vi entrò ed accese la luce.
La sua stanza era come l'aveva trovata... sì, esattamente nella stessa maniera.
Di sotto si sentirono dei rumori.
Prese il suo telefono, era arrivato un nuovo messaggio, lo lesse ad alta voce: “Potevi salvarmi”.
Peggy, sei tu?” pronunciò allora quasi tornando rilassata.
Peggy, ripeté, e ripeté ancora, ogni volta più forte.
Di sotto qualcuno stava mettendo la stanza a soqquadro a giudicare dai rumori.
Ricevette un altro messaggio:”Peggy è morto”.
E allora chi sta parlando, chi sta parlando, per Dio!”
E ancora un messaggio, quasi automatico quando la donna ebbe finito di parlare:”Perché non vai a vedere di sotto?”
La donna chiamò la polizia, ma stranamente sembrava irraggiungibile.
Così, confusa, non capendo più un granché di ciò che succedeva intorno a lei, sempre col telefono in mano uscì dalla stanza.
Sotto ancora i rumori.
Per le scale il corpo di Peggy non c'era più.
La donna proseguì lo stesso.
Al piano terra, sul tappeto, la testa di Peggy era vicina al resto del suo corpo di beagle.
E così la donna si avvicinò alla cucina, da dove provenivano rumori di pentole.
Allora si sentì tirare all'indietro.
Qualcosa poi l'accecò, la signora fece però in tempo a sentire le sensazioni di un qualcosa di freddo che le trapassava la pupilla, una sensazione, inutile a dirsi, orribile.
Poi si sentì come tagliare la gola, ed iniziò a mancarle il respirò.
Quando i poliziotti l'indomani ripresero le ricerche trovarono il corpo della donna, anch'essa dalla testa mozzata.

Vicino al suo corpo il cellulare con un messaggio non letto, il poliziotto lo lesse a voce alta:”A te, però, non ti poteva salvare nessuno”.

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