giovedì 16 ottobre 2014

S-C-R-I-V-E-R-E

Quest'oggi vi propongo il seguente testo, spero sarà di vostro gradimento!
Ci leggiamo sul prossimo articolo!

S-C-R-I-V-E-R-E

Scrivere, scrivere e scrivere ancora!
Quanto è bella questa parola? Forse è la parola che amo di più. Scrivere. Scri ve re. Meglio di così cosa si può pretendere?

Posso bearmi mentre tanta beltà mi è testimone del continuare a Scrivere la parola Scrivere, con la S maiuscola questa volta, puoi scrivere in grande, così:scrivere, o puoi scrivere in piccolo, ma sempre divertente sarà.
Puoi cambiare calligrafia: scrivere, scrivere, scrivere,scrivere, ecco, questa calligrafia mi piace. Inoltre è già maiuscola di per se e non devo mettere la maiuscola. Un'agevolazione, per il mio Scrivere, però la maiuscola si può mettere eccome. Forse dovrei cercare la perfezione... ma alla fine, la perfezione non è proprio questa? Anche se ci sono millemila calligrafie, cancellature, roba fatta male in questa pagina, la perfezione consiste nell'imperfezione con un determinati margine di errore che sta nel contenuto, nel lessico e nello stile di scrittura.

Posso scrivere grezzamente, ma non ci trovo gusto, a chi piace, buon per voi, a me non piace, poiché fatti non siamo per vivere come bruti, ma in virtute e canoscenza, diceva dante alighieri. La perfezione ti rovina la vita, ovvero non ti permette di goderla per bene, poiché non troverai mai nulla di perfetto, se usi gli occhi di un professionista. Sapete che vi dico? Mi piace quel che ho scritto. Secondo me questo saggio è un autentico capolavoro, solamente perché contiene la parola scrivere. E allora? Scrivo, scrivo e poi... esatto, scrivo ancora, vedo che sei intuitivo. Così lavoro io. Non ti piace? Fuori dalle scatole, scrivo come mi pare e piace, e alla gente deve piacere come scrivo. Sono lunatico, come tutti gli scrittori, e vuol dire che sono uno scrittore, sono uno scrittore e tu non potrai impedirlo, neppure se questo testo non ti piace, mi spiace.

Lo so, ho un bel caratterino, sembro antipatico, lo sono davvero. Sono pazzo, ovviamente. Meglio, divertiamoci, almeno scrivendo, visto che nella vita di tutti i giorni non si può essere pazzi, non ci si può esprimere. I pazzi sono coloro che non comprendono i pazzi. E il mondo non è dei pazzi(o meglio, non lo è ancora) il mondo è pazzo a non essere dei pazzi.

Questa è la dura realtà, ma ho una buona notizia: si può sempre scrivere! Non ti piace la tua società? Scrivilo! Scrivi, scrivi, scrivi e poi scrivi ancora. Voce del verbo scrivere, la voce più melodica che io abbia mai sentito, pronunciato da una qualsiasi voce, il verbo scrivere è sempre positivo, mi beo di ciascuna delle sue lettere, di ogni lettera che si scontra contro un'altra durante la pronuncia. È divertente! Scrivete, questo mondo fa schifo, scrivete, nussuno vi leggerà, scriverete per fare in modo che qualcuno vi scriva, ma all'inizio si scrive per sfogarsi, wei, è ora di svegliarsi, di capire che scrivere si può, e da subito. Prendi il foglio di carta, o il computer, e ora, scrivi! Immediatamente! Penna tastiera, quello con cui ti trovi meglio. Divertiti, scrivi veloce, scrivi lento, non apprezzare l'arte del farlo, ma apprezzala per la libertà che ti da di poter non essere apprezzata, ma la apprezzerai comunque, perchè non si può non apprezzarla; perché deriva dalla scrittura, dal divertimento, quello che hanno le persone che scrivono, voce del verbo scrivere, seconda coniugazione, la migliore.

venerdì 10 ottobre 2014

SOLILOQUIO SENZA SENSO

Eccoci giunti a venerdì, vi incollo una piccola poesia, è un nonsense, non è un lavorone, ma penso possa fare piacere. Quello di oggi è un articolo veloce e leggero.


SOLILOQUIO SENZA SENSO

Soliloquio senza senso
scrivo senza il tuo consenso
scrivo in rima robe strane
e a volte mi rinchiudo nelle tane.
Prendendo dalla frase precedente
sensi e cose variabilmente
a seconda del contesto
e le rime abbandono
dono le rime ad un folletto
che ha sonno e va a letto
il letto non è il tetto
e il sonno non è il nonno
e confonderli è un grave sbaglio
lo sbaglio non è aglio
e quindi ci metto il caglio
il caglio sta nella mozzarella
ma non voglio mozzare Rella
quindi basta con il caglio
sennò mi incaglio
ma non mangio aggio
ma già mangio
dammi una man, Giò
che da sol non ce la farò
il faro è in riva al mare
e a me non serve fare
roba col faro
la lascio ai marinai
e vado ad occuparmi d'altro, dai!

lunedì 6 ottobre 2014

UN MORTO

Qui di seguito vi propongo un mio saggio, dedicato ai morti di guerra innocenti di tutti i tempi e di tutte le nazionalità.
A venerdì per il prossimo articolo! Ci conto.
Buon pomeriggio.


UN MORTO

Un morto è morto e questo basta a far capire la situazione.
Ci sono diverse tipologie di morti, ma tutti hanno una caratteristica: sono freddi. Sono freddi, morti, ognuno con un passato alle spalle.
I morti sono zitti, sordi, muti, non ti giudicano, se ne fregano di te, ti ignorano; in poche parole sono dei gran maleducati.
Ma quel morto prima era vivo, può sembrare cosa scontata, ma non lo è poi così tanto. Non lo sapevi? Lieto di averti illuminato.
E vediamo un po', quando era vivo... aveva una famiglia, forse anche un lavoro... chissà come è morto. Era in compagnia? Chissà che effetto deve fare vedersi morire una persona dinnanzi. La persona gira gli occhi una volta per tutte e cade, per non rialzarsi mai più dal suo sonno profondo. Addio, il vivo è morto, è morto e più non ritornerà. Certo il pensiero un po' spaventa, e faremo bene a spaventarci. Alla morte non ci si può opporre, di lì si deve passare,  ricco o povero di lì sempre si deve passare, passerai in maniera differente, ma le ossa son tutte ossa, perfettamente uguali. Un morto, in poche parole. Morto. Morto, e nessuno che lo resusciterà. Che tipo di morte abbia fatto in fondo non è poi cosa importante, ora è morto, magari ha ancora dei brandelli di pelle attaccati, sembrerà guardarti, ma è morto, non siamo in un film dell'orrore. E i morti esistono veramente. I morti. A bizzeffe. 
La morte è quindi la patologia più grave che può affliggere un umano, e per questo bisogna averne rispetto, non si può curare, ed anche per questo la morte va rispettata. Il morto ha perso energia, se è appena morto forse è ancora caldo, sarai uno degli ultimi, se non l'ultimo a sentire il suo calore, buono o cattivo che esso sia, il calore è sempre quello. La morte è morte ed in quanto morte va rispettata. Ma i morti ci rispettano? Sono morti! Magari ci hanno fatto un dispiacere, a morire, e poi se ne fregano, ci sono completamente indifferenti.
Caro morto, se mi senti, forse è meglio questa tua innocente indifferenza, se non mi senti, meglio così, vuol dire che sei sincero.


Il signor D

sabato 4 ottobre 2014

I CRIMINALI SIAMO NOI

Come promesso ecco l'articolo esterno.
Questa è l'introduzione a tutto il discorso della criminalità, che potremo affrontare le prossime settimane nei prossimi articoli, nel frattempo, ecco pubblicarvi qua di seguito un piccolo saggio che avevo scritto a riguardo.

I criminali siamo noi

Osservazioni e considerazioni sui crimini dei giorni nostri


Davide Fassola



















Introduzione

Questo libro vuole avere l'obiettivo di diminuire la criminalità nel mondo. Ovviamente ciò è impossibile, ma mi vergognerei di non averci neppure provato.
Dopo avere brevemente introdotto l'argomento da trattare, analizzeremo i casi più comuni di criminalità poco grave, fino ad arrivare ai casi di omicidio ed altro.
Io non sono in grado di fare analisi troppo dettagliate, infatti questo saggio deve gettare il seme, per studi di gente più competente di me.
Spero che la storia, quando avrà tempo, potrà occuparsi anche di storia contemporanea, spero che la psicologia, quando avrà tempo, dia una mano alla sociologia per capire e risolvere in maniera celere i problemi del giorno d'oggi.

L'autore
















Parte prima

Si parla tanto di cronaca ai nostri telegiornali.
A volte le ragazze hanno paura ad uscire da sole di notte per paura di essere assalite da malviventi.
La verità è che i criminali siamo noi.
I criminali sono persone, esattamente come noi, che, per caso, o per qualcosa di insito nella loro natura, hanno deciso di scegliere una strada sbagliata e di recare danno alla comunità.
In questo saggio, analizzeremo alcuni comportamenti “criminali” che abbiamo noi nella nostra vita quotidiana, un qualcosa di cui neppure ci accorgiamo, tanto questi comportamenti si sono insediati in noi, e quindi non proviamo alcun senso di colpa.
Ora vediamo un po' come sarebbe il mondo senza criminalità.
Immaginate gente che non ha paura ad uscire delle proprie case, che può confidare tutto a tutti perché tanto è sicura che così non ha nulla da perdere, immagina più solidarietà, immagina quello che ti viene in mente quando dico:”Immagina che i crimini siano fantasia”.
Questa è una visione fantastica e purtroppo appare sempre più impossibile che tutto ciò accada.
Ne è a testimonianza la città di Tokyo: i suoi abitanti fino agli anni 60' non chiudevano neppure la porta di casa e le serrature erano pressoché inesistenti, poi, con l'immigrazione ed altri fenomeni umani, è oramai impensabile andare a dormire la notte lasciando aperta la porta della propria casa agli altri trentatré milioni di abitanti, più della metà degli abitanti dell'intera Italia.
Quindi ci stiamo allontanando ancora di più da questa visione del mondo.
Tuttavia c'è gente che già la conosceva e poi ha cercato di farla diffondere poiché il resto del mondo prendesse coscienza di quel che succede, ne è una testimonianza ad esempio il film francese del 1996 “Il pianeta verde” che consiglio a tutti i miei lettori.
L'umanità sarebbe organizzata in villaggi autonomi in cui ognuno svolge il proprio lavoro gratis per scambiare i propri prodotti lavorativi con gli altri.
I criminali, quasi inesistenti, non ci guadagnano proprio nulla, per esempio, a rubare, perché tanto se lo facessero sarebbero immediatamente espulsi dalla comunità, il famoso vecchio concetto di esilio.
Siamo qui a parlare di aria fritta? E' ora di dare una risposta decisiva, tanto per concludere il discorso e tirare le fila:
è possibile vivere nella maniera qui sopra descritta, tuttavia l'umanità deve crederci, solo questo.



















Parte seconda
alla risoluzione dei problemi

Atto primo: per la miseria, osserviamo i nostri comportamenti
Non è poi così difficile risolvere i problemi, ma la prima cosa da fare è trovarli.
Probabilmente nel corso della nostra vita ci saremo accorti diverse volte di stare sbagliando, a prescindere dell'ammissione o meno.
Tanti però hanno deciso di trovarsi una giustificazione, un po' come la facola de “La volpe e l'uva” di Esopo.

Un esempio
Saliamo in ascensore.
Qui troviamo le pareti tutte rigate, come se qualcuno avesse passato insistentemente una chiave.
Vogliamo dimostrare se è davvero così e quindi passiamo anche noi la chiave, e viene segnata un'altra linea.
Tanto qui è pieno di linee”

L'errore
Spesso con questi piccoli atti di criminalità rischiamo di incastrarci da soli, perché spesso le cose si fanno senza pensare abbastanza, e questo sempre e dovunque, purtroppo.

Un esempio(Vero)
Un diciottenne ha appena imparato a firmare.
Essendo un po' egocentrico apprezza molto la sua stessa firma e coglie spesso occasioni di scriverla da qualche parte.
Arriva a vantarsi a tal punto da prendere un grosso pennarello, o forse uno spray, ed inizia, di notte, a scriverla sulla parete di un ponte, non contento, poi imbratterà anche la parete sinistra. E di che cosa? Della propria firma! Cioè quando chi di competenza dovrà individuare che è stato potrà dire: “Questo ci ha messo anche la firma”.
A quel punto, il firmatario, sempre che non sia stato riconosciuto prima da qualche conoscente, non pensa a quel che ha fatto e continua a fare la sua firma. Quindi verrà scoperto, probabilmente, perché il mondo è talmente pazzo che potrebbe fregarsene direttamente.
Potrebbe invece accorgersi di ciò che ha fatto e quindi cambiare firma.
Cambiare lo stesso autografo di cui andava tanto fiero... quindi ci “perderebbe” comunque.

Facciamo cogliere
Facciamo capire agli altri quando sono in errore, e non vergogniamoci di farlo, il mondo è anche nostro.
L'amico potrebbe non esserci riconoscente, e allora forse non è un vero amico, o potrebbe accorgersi di quel qualcosa di cui non si era mai accorto prima.

Non mentiamoci da soli
Il celeberrimo concetto del non raccontare bugie a sé stessi.
A forza di raccontarci frottole, infatti, poi, come la sociologia può testimoniare, finiremo in una condizione in cui non riusciremo più a distinguere il vero dal falso, essendoci noi creati una realtà parallela.
Questa è forse una delle fasi più difficili dopo quella dell'individuare l'errore.
Voi dovete semplicemente pensare a quel mondo tanto perfetto descritto nella prima parte, dovete pensare ai vostri possibili errori e che la vostra vita potrebbe essere rovinata.
A questo punto forse sarà un po' meno difficile.
Specialmente per gli anziani questa fase di autocritica potrà sembrare strana, infatti loro sono abituati da tempo a non obbedire più ad alcuno.
Non so che altro consigliare se non fare finta di essere tornati piccoli e stare imparando le regole, prendetela come una specie di ripasso che vi porterà a migliorare.

La soddisfazione
Capperi, sono riuscito ad accorgermi di un mio errore e mi sono spinto a tal punto da distruggere i miei demoni e riuscire a risolvere quella cosa che era insita in me da parecchi anni.
Sono stato molto bravo ed è una grande soddisfazione.

Il mondo più pulito
Anche un mondo fatto di ascensori come nuovi e di muri non sporchi può essere più bello da vivere.
Sembrano tutte cavolate, eppure, quanta rabbia fa passare in Cina e vedere quanto rispetto si ha per il suolo pubblico e poi vedere i turisti cinesi che vengono in Italia e rimangono scandalizzati da tali comportamenti?

Per i ladri
Quando ero all'asilo rubai un libro, che probabilmente se l'avessi chiesto gentilmente me l'avrebbero anche regalato.
Lo vidi in una stanza e ne rimasi attratto, dopo averlo rubato mi accorsi che invece non era per nulla interessante, anche perché non sapevo ancora leggere bene e non vi erano molte immagini. Tuttavia, per non dare a vedere il fatto tenni lo stesso quel libricino.
Poi, quando avevo tipo undici o dodici anni ho donato tutti i giocattoli che non mi servivano più a quella scuola materna.
Ho così scoperto che donare è molto più bello che rubare.
Tuttavia qualora qualcuno fosse in difficoltà economiche capisco che donare non è facile, e la cattiva strada è messa maggiormente in evidenza.
Ma pensate di essere “beccati”, quindi segnalati alla polizia, che vi farà sì pagare la vostra sanzione, magari non troppo alta, ma vi segnalerà a vita.
Sono queste le persone malviste dalla società.
Secondo voi, vale la pena fare tutto ciò per così poco?
Pensate anche quanto così sarete in pace con voi e non sempre con quell'ansia che è caratterizzante.
Pensate di abbandonare il vostro stile di vita.
Wow, come sarebbe bello.
Il punto è sempre trovare e riconoscere l'errore e convincersi sul da farsi.

Per gli assassini
Forse è stato quell'attimo di pazzia, forse non lo sapete neppure voi eppure è accaduto.
Avete falciato la vita di una persona, e la vita è una di quelle poche cose che non potranno essere sostituite.
Ora dovrete scontare la vostra pena, che sicuramente non sarà leggera.
Quando invece voi non venite trovati, le indagini vanno avanti per anni, e appena viene trovato un sospetto, forse proprio voi, la vita di questo viene completamente distrutta.
Tutti i giornalisti sono su di voi per strappare almeno una parola a quel mostro che prima aveva una vita in apparenza normale.
E' tutto così brutto, quasi non sembra vero, ora si è proprio segnati a vita, e anche qualora voi doveste essere liberi, tutti avranno paura di voi e non vi rispetteranno, anche se avete deciso di cambiare.
Non uccidete più.
La vita è così bella che non può essere deciso da un simile se continuare a vivere o morire, e non si potrebbe neppure decidere una cosa del genere da soli.
Così è come se aveste ucciso due persone: la vittima e voi stessi, che non avrete mai più la vita di prima.
Ne vale forse la pena?
Ricordate questa frase di Confucio nei momenti di rabbia e dolore, quando tutto sembra irrisolvibile:”Se c'è rimedio, perché te la prendi? E se non c'è rimedio, perché te la prendi?”
Studiate su di voi, prendete appunti, non serve tanto il carcere quanto il vostro miglioramento personale, la vostra crescita individuale, questo contribuirà alla buona condotta e all'emersione del detenuto modello.
La vita non è finita, potete rimediare e dare tanto affetto, e potrete riceverne altrettanto.
Pensate, immaginate perlomeno una vita diversa dalla vostra.
Ecco, ora che l'avete immaginata vi sembra quantomai irraggiungibile, tuttavia questa è una bugia che voi raccontate a voi stessi: qui ho illustrato come fare, basta solo convincervi, basta crederci, e uscirete vittoriosi dalla vostra sfida e avrete ucciso l'unica cosa da uccidere: la malignità.

Magari ad alcuni di voi queste continueranno a sembrare parole, altri magari già sapevano tutto ciò, ma si può fare tutto, ripeto: basta convincersi e trovare le proprie valide motivazioni trovare un motivo per cui continuare a vivere, e questo lo potete conoscere solo voi.

venerdì 3 ottobre 2014

IL DELITTO IRRISOLTO

Il delitto irrisolto


Se poi avrò un cospicuo numero di lettori potrò pensare di aprire pagine facebook, google eccetera, ma soprattutto la creazione di una newsletter e un sito di archiviazione, quando gli articoli saranno proprio tanti, per il momento si prosegua il lavoro in tale maniera.
Chi vuole mi può scrivere un suo articolo o racconto, lo leggerò e lo potrò pubblicare, magari in uno spazio apposito se ne riceverò più di uno.
Bene, vi lascio al racconto, buona serata!

PS: Questo racconto è il risultante di una piccola sfida di scrittura creativa insieme a dei miei amici, partendo da una trama e stabilendo un tempo, in questo caso 40 minuti(Per scrivere il racconto qui di seguito). Poi i racconti così elaborati sono passati a giudici che hanno decretato i vincitori. E' uno stile che consiglio a tutti coloro che hanno piacere a scrivere.

Il delitto irrisolto



A volte capita di non riuscire a spiegare, neppure a sé stessi certe cose.
Inutile nasconderlo, noi tutti abbiamo cose che non capiamo, penso che tutta la terra abbia cose che non capisce, a partire dalle domande esistenziali.
Quello che però è successo questa notte, in casa Malaffi ha qualcosa di più; è inquietante.
Sì, ce ne sono di cose inquietanti, oggi la gente guarda i film inquietanti, legge libri inquietanti e fa discorsi inquietanti, tuttavia, quando vieni tu stesso a contatto davvero con una di queste cose, non puoi fare a meno di rimanerne colpito, e se sarai fortunato, non nel vero senso della parola.
Doveva essere mezzanotte meno qualche minuto quando la signora Malaffi, un'anziana dall'aspetto signorile, rincasò.
Di solito lei non usciva spesso la sera, ma quella notte le venne voglia di uscire, siccome non riusciva a prendere sonno.
E così il suo cane Peggy rimase da solo.
Quando la signora arrivo a casa, sul tappetino, davanti al portone della sua villa, ecco il macabro epilogo, la testa di Peggy e un piccolo biglietto, i cui caratteri erano minuscoli e la signora dovette tirare fuori il suo occhialino da tasca, per riuscire a leggervi.
Quando lesse ebbe un principio di malore. Sul biglietto infatti c'era scritto: “Potevi salvarmi”.
Si dia il caso che un giovane passasse da quelle parti; esso, vedendo la signora a terra e la testa di un cane mozzato, subito prestò un primissimo soccorso alla donna, che si riprese, e chiamò polizia ed ambulanza.
L'autoambulanza arrivò a sirene spiegate, tuttavia per la signora non c'era nulla di grave, è stato solo lo spavento.
La polizia, arrivata, vide la testa di Peggy e poi trovarono il biglietto. Neppure il primo agente riuscì a leggere, il secondo, che aveva gli occhiali lesse.
La polizia, forse per risolvere in fretta la questione, disse che si era trattato dello scherzo di cattivo gusto di qualche ragazzaccio.
Aperto il portone, le due guardie iniziarono a cercare il resto del corpo della creaturina straziata.
La villa di notte era molto poco illuminata e solo la fioca luce di qualche lampione della strada e la luce della luna, piena e vicina al perigeo forniva qualche indicazione alla polizia.
Le ricerche non portarono risultati, ed un primo agente tornò indietro.
Questi disse alla signora che le ricerche, al buio, era inutile farle, e sarebbero riprese alle luci del sole.
Ma la signora aveva ancora paura, e non si era ancora ripresa dallo shock.
Per lei Peggy era qualcosa di più di un cane. L'aveva adottato dopo la morte di suo marito, per non sentirsi troppo sola, ed ora, dopo otto anni passati insieme, Peggy era morto.
Alla signora fu quindi proposto di andare in questura, ma poi si fece forza e disse che avrebbe dormito nella sua villa.
E così il giovane che l'aveva soccorsa all'inizio, accompagnò l'anziana straziata lungo il corridoio del giardino della villa.
Arrivati davanti a casa, la signora stava aprendo la porta, ma dei rumori, come dei gemiti meccanici provenivano da lì vicino, in ogni caso, dall'esterno della villa.
Così la Malaffi invitò il giovane ad entrare, ed il giovane accettò.
La signora preparò un te', caldo, scottante, ma fuori faceva freddo, un te' del genere avrebbe fatto piacere al giovane.
Posso chiederle come si chiama?” chiese l'anziana.
Io? Be', diciamo che mi chiamo... Sergio, sì Sergio!” rispose lui, fosco.
Secondo lei sarebbe il caso di chiamare nuovamente la polizia, sa, per quei rumori...”
Io penso che non ci sia nulla di cui preoccuparsi” rispose lui, questa volta più sicuro.
Ma... ma che dice? Allora lei ha capito di che si tratta?”
Oh, sì, ho capito da tempo” rispose lui, con un tono sorprendentemente pacifico, di modo da non destare alcun sospetto. Poi aggiunse:”Dov'è la testa del cane?”
Dovrebbe essere rimasta dove l'abbiamo trovata, così domani la polizia potrà indagare come verrà, e la scena non sarà mutata”.
Io penso di avere la soluzione, andiamo a prendere la testa del cane, anzi no, lei resti qui”
Se lei è davvero sicuro... magari metta una pietra dove l'ha presa, la testa del mio Peggy”.
E così “Sergio” si allontanò per il giardino.
Adesso c'era un silenzio di tomba, là fuori, come tutte le sere, in quella villa ottocentesca, com'è giusto che sia.
Il giovane si fece attendere a lungo, passarono venti minuti, prima che lui tornasse, tanto che la signora Malaffi si stava preoccupando seriamente di nuovo.
Il giovane tornò, sorridente, chissà che aveva da sorridere, con la testa di Peggy tra le mani, e il bigliettino che gli sporgeva dal taschino dell'impermeabile.
Ecco, guardi che ho trovato dentro la sua testa”
E così mise una mano dentro il cranio dell'animale e, dopo pochi secondi ne estrasse il cervello.
Non è meraviglioso?”
Lei deve essere pazzo!”
E così chiuse a porta in faccia al giovane, prese il suo telefono e salì al piano di sopra.
Ma per le scale inciampò e cadde supina.
Sbatté la testa ma non perse la coscienza.
Era inciampata nel resto del corpo di Peggy!
Così guardò la scena inorridita e solo dopo realizzò che l'assassino doveva quindi essere entrato in casa.
Continuò a salire per la scala, confusa, inciampò di nuovo, ma questa volta si aggrappò alla ringhiera.
Arrivata al piano di sopra rallentò e arrivò davanti alla porta della sua camera, con molta prudenza la aprì e vi entrò.
L'interruttore della luce era pochi passi più in là, passi da affrontare al buio più assoluto.
Ebbene l'anziana vi entrò ed accese la luce.
La sua stanza era come l'aveva trovata... sì, esattamente nella stessa maniera.
Di sotto si sentirono dei rumori.
Prese il suo telefono, era arrivato un nuovo messaggio, lo lesse ad alta voce: “Potevi salvarmi”.
Peggy, sei tu?” pronunciò allora quasi tornando rilassata.
Peggy, ripeté, e ripeté ancora, ogni volta più forte.
Di sotto qualcuno stava mettendo la stanza a soqquadro a giudicare dai rumori.
Ricevette un altro messaggio:”Peggy è morto”.
E allora chi sta parlando, chi sta parlando, per Dio!”
E ancora un messaggio, quasi automatico quando la donna ebbe finito di parlare:”Perché non vai a vedere di sotto?”
La donna chiamò la polizia, ma stranamente sembrava irraggiungibile.
Così, confusa, non capendo più un granché di ciò che succedeva intorno a lei, sempre col telefono in mano uscì dalla stanza.
Sotto ancora i rumori.
Per le scale il corpo di Peggy non c'era più.
La donna proseguì lo stesso.
Al piano terra, sul tappeto, la testa di Peggy era vicina al resto del suo corpo di beagle.
E così la donna si avvicinò alla cucina, da dove provenivano rumori di pentole.
Allora si sentì tirare all'indietro.
Qualcosa poi l'accecò, la signora fece però in tempo a sentire le sensazioni di un qualcosa di freddo che le trapassava la pupilla, una sensazione, inutile a dirsi, orribile.
Poi si sentì come tagliare la gola, ed iniziò a mancarle il respirò.
Quando i poliziotti l'indomani ripresero le ricerche trovarono il corpo della donna, anch'essa dalla testa mozzata.

Vicino al suo corpo il cellulare con un messaggio non letto, il poliziotto lo lesse a voce alta:”A te, però, non ti poteva salvare nessuno”.

SENZA TITOLO

Senza Titolo, una sfida personale

Mi sono imposto un'ardua sfida, quando ho iniziato a scrivere questo lungo documento.
Volevo fare un romanzo breve, novità, rispetto ad i miei soliti racconti. Qui di seguito i primi cinque capitoli, naturalmente sono solo delle bozze e subiranno sicuramente alcune modifiche.
Scrivetemi critiche, insulti, notazioni, dubbi, anomalie nei commenti!
Buon proseguimento di serata a tutti.
Il D.





SENZA TITOLO
~




Introduzione

Lasciatevi avvolgere da Senza Titolo, mangiatene quanto volete e lasciatevi mangiare.
Amatelo, odiatelo, ma non potete fare a meno di leggerlo, e se provate a riporre il libro nel cassetto, i fatti di Senza Titolo inizieranno a fare parte della vostra vita quotidiana.
Rispettate Senza Titolo, siate succubi di lui perché così devono andare le cose, non in senso fatalistico, ma questo è il libro, e non ce ne sono altri prima di lui.
Non ci sarà bisogno di leggerlo, saranno i vostri occhi ad andare in automatico, lasciatevi guidare, non fermatevi, non commentate, leggete, tutto d'un fiato.
Non insultate Senza Titolo, o lui non vi perdonerà.

Senza Titolo
















Capitolo primo

Era una notte buia e tempestosa e Mario stava rincasando.
Quante volte avete sentito la frase “era una notte buia e tempestosa”? Troppe, troppe, no, no, così non va assolutamente bene, bisogna cambiare, bisogna cambiare subito.

Correva l'anno 1937 e Mario(Un nome comune che rappresenta tutti) stava rientrando, ma ad un certo punto la bici gli si blocca. Fermati ora, fermati subito, sembrava avere capito Mario, ma chi poteva essere, non c'era nessuno, non è possibile, non siamo in un film dell'orrore, questa è la realtà, è la realtà, e forse sto solo sognando, si ripeteva Mario. Così Mario iniziò a schiaffeggiarsi, finché non dovette smettere.
Un mostro, un mostro apparì davanti ai suoi occhi. Che mostro fosse lui non ne aveva la più pallida idea, sapeva solo che era una creatura ripugnante, con un odore ripugnante, e talmente ripugnante alla vista che lui non si è più voluto girare per capire qualcosa di più su questa creatura.
No, non può finire così la mia vita, ma la creatura continuava ad inseguirlo, lui correva, correva, correva col cuore in gola. Si fermò a riprendere fiato, respirò profondamente, ma il mostro gli fu vicino, allora Mario riprese a correre alla massima velocità, ma non ebbe più energie per sostenere la corsa, cadde a terra, svenuto.
Di lui gli altri non seppero più nulla, ma lui seppe di lui, lui non seppe invece degli altri, dove erano andati a cacciarsi, proprio quando servivano. Per la miseria, maledizione, sempre così.






Capitolo secondo

Non sarà un po' breve come primo capitolo?
Be', può anche essere, però è pieno di eventi.
Non direi proprio, si può riassumere così: un uomo inseguito da una bestia cadde svenuto e non si seppe più nulla di lui.
E' un buon riassunto.

Perché sono sempre così incomprensibili i geni? Ma quello secondo te è un capitolo di quello che potrebbe essere un prossimo bestseller?
Be', no, ma la scrittura è... molto soggettiva.
Qualcuno che mi dia ragione mai, eh?
Scusami, è che la lettura di quella breve paginetta mi ha preso anche a me, insomma, a me importa il seguito, che me ne frega di leggere ottomila pagine per raccontare un piccolo fatto? L'importante è il seguito, l'importante è che abbia una bella trama, e questo si vedrà dopo, che mantenga il suo stile, però.
Speriamo.

Perché le passioni fanno sempre così tanto soffrire?
Io urlo alle passioni, perché non ho ancora capito se esse sono positive o negative. E poi, che linguaggio mondano e istruito al tempo stesso che uso, positive o negative, ma che razza di parole sarebbero?
Bah, io proprio non mi capisco. E poi io chi sono? Sto scrivendo?
Sono qualcuno? C'è un autore reale ed un autore implicito come in tutti i libri normali?
Ah, già, quasi dimenticavo, sono Senza Titolo.
Insomma, così è come se un nome ce l'avessi, non vi pare?
Io non pretendo, io esigo, non in senso fatalistico, ma funziono così, come un magnete, attiro verso di me certe cose, ma lo faccio per natura, non perché io sia cattivo od altro.
E poi sì, perché no? Io sono anche cattivo, e sono buono, e sono di tutto, dipende da come mi trasformo sul momento.
Potrei raccontarvi una storia come non è in realtà per divertimento, oppure semplicemente perché la mia forza, involontaria come quella del magnete mi ha detto di fare così.
Insomma, se vi faccio del male vi chiedo perdono.
Vi chiedo perdono per essermi scritto, ma dovevo pur avere una parvenza di reale, no? Perché con la sola immaginazione non si può vivere in alcun modo.
E poi la colpa è anche vostra che avete preso in mano questo libro, ma ora, ora sì, bisogna andare fino in fondo alla questione.
Io sono Senza Titolo, e risolvere le questioni è il mio secondo nome.






















Capitolo terzo

La domanda non è chi sono io, ma dove devo stare.
In fondo l'essere non è importante, perché se hai lo spazio, e hai il tempo stai, così, senza bisogno di altri fronzoli.
Certo, esistere non so se sia una benedizione od una maledizione e se il posto in cui vivo è pure confortevole, allora siamo a cavallo.
Se ci fosse però un altro posto, io sognerei quel posto, e ci andrei, il più presto possibile senza farmi troppe domande.
Ma quel posto potrebbe non essere migliore, anzi, potrei andare a stare peggio.
E allora me ne rimango nel mio spazio, in un posto del quale non conosco neppure il nome. Tanto i nomi fanno parte dell'essere, e alla fine, l'essere, che importanza ha?

Mi stufo in fretta, dei miei capitoli, devo andare avanti. Raccolti i miei pensieri, ogni volta che li rileggo mi sembrano sempre più orribili, e penso di essere negato, per i pensieri, quindi vado avanti e me ne frego, in quel circolo vizioso che mi porta a produrre altri pensieri e a disgustarli. E così ne accumulo; li accumulo per odiarli, perché anche questo può essere divertente. Insomma, quante volte per dell'odio si sono risolte per sempre delle questioni? Sì, certo, non sempre si sono risolte bene, ma almeno si sono risolte. E' già qualcosa, non vi pare?









Capitolo quarto

Ahmed era un bambino insolito e scontroso, e non passava giorno nel quale lui non avesse litigato con qualcuno.
In un certo senso quasi si divertiva, lui amava la letteratura, amava esprimersi, amava le lingue, e tutte le volte si divertiva facendosi le sue ragioni, anche se ragione non l'aveva quasi mai.
Voleva proprio sorprendere la persona con cui litigava, e i litigi li studiava prima, e poi cercava di riprodurli così come se li era immaginati.
Quindi studiava, studiava tanto per farsi una cultura non indifferente, cosicché nei suoi litigi lui potesse fare alte citazioni di personaggio importanti, e anche meno importanti, tanti ne conosceva.
Litigava sempre con persone diverse, perché dopo un po' con la stessa persona finiva per litigare sugli stessi argomenti.

Vada in bando ogni tormento
Ecco riede il secol d'oro
Giocosi scherzan fra loro
Innocenza e Libertà

La virtù non move guerra
Ai diletti onesti e belli
Colà in ciel nacquero gemelli
Il Piacere e la Virtù

Poi Parini, Parini gli piaceva da morire, cercava sempre di fare sue citazioni, ma non era affatto facile, eh. Parini scriveva su di cose delle quali è difficile discutere nella vita quotidiana.
Vedete, anche qui sta l'arte del litigare, trarre qualcosa dall'intraibile e cercare di collegarlo come possibile, perché anche fare collegamenti è arte”.
Capitolo quinto

I dieci comandamenti di Senza Titolo:
  1. Non dire che Senza Titolo non ha titolo, un titolo ce l'ha, ed è proprio Senza Titolo;
  2. Non desiderare di scappare da Senza Titolo: peggiorerai solo la situazione
  3. Non regalare il tuo Senza Titolo, ma impara ad amarlo, anche se lui non vuole;
  4. Non cercare di bruciare Senza Titolo, o brucerai per sempre sulle forche dell'Inferno;
  5. Non avere paura di Senza Titolo, o lui si divertirà ancor di più nel farti i suoi dispetti;
  6. Non strappare le pagine di Senza Titolo, o lui staccherà pezzi del tuo corpo;
  7. Non pensare male di Senza Titolo: lui tutto legge e tutto sa, e pure questo non gli sfuggirà;
  8. Non metterti in gruppo contro Senza Titolo, sarà, per l'ennesima volta, un'azione futile;
  9. Non negare di aver letto Senza Titolo; anche se sei sopravvissuto, lui potrebbe ritornare;
    1. Non credere di avere mai vinto Senza Titolo: lui non perde mai.












SCHEGGE DI GHIACCIO VIVO

INTRODUCENDO SCHEGGE DI GHIACCIO VIVO

Buongiorno a tutti!
In questo blog ci occuperemo in generale di cultura, spaziando per i più svariati argomenti.
In particolare parlerò di musica, tematiche sociali, ma soprattutto letteratura.
Io non sono un letterato, ma mi sono sempre divertito a scrivere e a leggere, quindi ogni tanto pubblicherò miei elaborati.
Tengo molto ai vostri commenti, e mi piacerebbe fossero numerosi, di modo da creare conversazioni letterarie che possano... allungare l'articolo.
Se poi ricevo partecipazione creiamo un forum dove poter scrivere o lavorare insieme, dandoci degli orari, ma questo verrà dopo.
Perché voi dovresti seguire un altro blog? Immagino, la vita di tutti i giorni è già così impegnativa che questo può essere di troppo. Be', è una possibilità che ci viene offerta, possiamo discutere e avere pareri di cultura generale così, gratuitamente, invece che fare pseudo-corsi da mille euro ricevuti da para-guru.
Insomma, bando alle ciance, questo è il mio blog, dedicategli anche solo 2 minuti al giorno o alla settimana, ma non perdetelo di vista, è un'occasione per tutti. Se non lo farete... pazienza, avrete perso un'occasione... un'altra volta...
Vi lascio ai prossimi articoli.