EDGAR ALLAN POE
CULTURA D'ESTATE 84
Qualche giorno fa ho pubblicato su letteratura rossa, della quale vi voglio ricordare il link, come ogni giorno(E vi raccomando di farci un giro, di diffondere il più possibile e di lasciare dei commenti, mi fa molto piacere ed incentiva il lavoro):
letteraturarossa.altervista.org
dicevo, ho pubblicato un mio breve saggio sul grande scrittore americano Edgar Allan Poe.
Che dire, ne abbiamo parlato in moltissimi post del cultura d'estate, e anche prima, oggi vi faccio questo regalo, a conclusione del ciclo delle principali cose da sapere su di lui. Se mi avete seguito sapete di cosa parlo e perché è così importante(Potete anche fare un salto nella sezione aforismi e riflessioni).
Vi avevo promesso il saggio "Sull'etica": arriverà prima del cultura d'estate 90.
Dunque, ecco a voi il testo, e buona lettura!
EDGAR ALLAN
POE
Edgar Allan
Poe nacque a Baltimora, nel 1809 da due attori di media fama che
giravano per il mondo a recitare.
Tuttavia nel
1811, quando il piccolo Edgar aveva solo due anni, la madre morì, e
il padre lo abbandonò, ma in realtà anche questo morì di lì a
poco.
A questo
punto si trasferì dallo zio John Allan, da qui prese il suo altro
cognome(L'altro lo prese da suo padre David Poe).
Lo zio era
molto ricco, e si trasferirono con tutta la famiglia in Inghilterra
per un periodo di tempi pari a quello degli studi di Edgar, che
comunque venne espulso il primo anno di università per i suoi
eccessi.
Leggendo i
suoi racconti possiamo renderci davvero conto dell'enorme bagaglio
culturale che quelll'uomo si portava dietro, tuttavia iniziò a fare
uso di oppio per rimanere sveglio a scrivere le sue poesie.
I rapporti
con lo zio si inasprirono sempre più. Edgar, fin da bambino era
tormentato dalla morte e si svegliava nel sonno tormentato dai suoi
fantasmi immaginari, e si sfogava scrivendo. Lo zio era contrario a
tutto questo e iniziò ad insultare Edgar e a fargli pesare la
scuola: le poesie che scriveva influivano sul suo rendimento
scolastico. Inoltre non è mai andato d'accordo con i suoi compagni,
che lo chiamavano raccomandato, perché suo zio era ricco.
A soli
dodici anni il giovane Poe si innamora di una sedicenne che aveva
iniziato a frequentare. Di lì a breve non la rivedrà più, infatti
questa era malata mentalmente e ora veniva chiusa in casa. Finché un
giorno morì, e Edgar passava il tempo sulla sua tomba a piangere.
Dopo l'espulsione dall'università Poe torna in America con tutta la
sua famiglia, nei pressi di Filadelfia, e Edgar, non sopportando più
le lamentele di John Allan, si trasferisce da una zia, che lo
accoglie a braccia aperte e con entusiasmo.
E qui
ritrova il suo fratello, che non aveva più visto dai tempi
dell'infanzia, gravemente malato di tubercolosi, oramai all'ultimo
stadio.
Qui Edgar
comincia a corteggiare tutte le ragazze che gli capitassero a tiro,
anche la fidanzata del fratello ancora vivo.
Ed inizia a
scrivere poesie per le sue fidanzate, tutte lusingate e incantate dal
fascino di questo giovane, fisicamente di bell'aspetto.
Quindi
aumenta il suo consumo di oppio e inizia anche a scrivere i primi
veri racconti. E' di questo periodo “Il manoscritto ritrovato in
una bottiglia” che venne premiato, e apportò al giovane Poe ben
sessanta dollari, cifra che a lui pareva molto alta.
Un mattino
si sveglia e il fratello muore, la zia conta su di lui.
Passano così
alcuni anni in cui Edgar scrive i primi racconti che diventeranno
famosi. In questo periodo alternerà momenti di depressione ed
isolamento a momenti di apertura verso gli amici e le donne.
Poe ha
ventinove anni, sposa la cugina Maria Clemm, appena quattordicenne e
malata di tisi. Lui è veramente innamorato e quando la perderà, non
molto più avanti, avrà un periodo di terribile depressione. Ma la
vita riservava ancora tante sorprese per lui, tanto che ebbe da
riprendersi ed andò a lavorare per alcune riviste. La sua presenza
era molto apprezzata dagli editori e Edgar vive un periodo d'oro, in
cui non ha certo problemi economici. Tuttavia poi inizia a scrivere
articoli con insulti e critiche troppo pesanti a personaggi della
letteratura famosi per quel tempo.
In
particolare, uno di questi accetta la sfida, e, sul giornale Graham
si sfidano con dei racconti, e a critiche professionali.
E' di questo
periodo e sul quel giornale la pubblicazione di ”Una discesa nel
Maelstrom”, il primo suo racconto fantastico.
Poe è
considerato l'inventore del genere giallo, il consolidatore del
genere horror, e alcuni suoi racconti ebbero i primi elementi di
fantasy e fantascienza, che nasceranno decenni dopo la sua scomparsa.
Scrive anche
un'opera teatrale in undici scene, ma solo cinque di queste sono
state da lui approvate, e quindi l'opera non è mai stata
rappresentata, se non a Roma, nel 2009, con una prima di tutte le
undici scene, revisionate da un traduttore italiano.
Scriverà
anche un romanzo, le avventure di Gordon Pym, che gli vale la fama,
che inizia a fare girare la sua immagine per l'America e per il
mondo. Qui nasce la sua profonda amicizia con Baudelaire.
Quest'ultimo tradurrà tutti i lavori di Poe in francese e li farà
conoscere al resto del mondo.
Edgar stava
anche scrivendo un secondo romanzo, ma morì troppo presto per
ultimarlo.
Poe sfogava
tutte le sue sofferenze per le perdite delle persone care nelle
poesie, si veda ad esempio Annabel Lee, e successivamente il Corvo,
sul quale sarà doveroso tornare.
Dopo le
sfide al Graham's, i suoi articoli sono diventati troppo pesanti e
lui viene espulso, tornando nuovamente povero. Tuttavia questo fu il
periodo più produttivo, vediamo alcuni dei suoi racconti più
famosi.
Il gatto
nero è forse il più famoso, sono stati girati diversi film e
cortometraggi, tra cui ricordiamo Due occhi diabolici, film di George
Romero e Dario Argento(Comprendente anche la transposizione del
racconto La verità sul caso del signor Valdemar). Nel gatto nero è
evidente la perversione, e il pensiero degli assassini.
Il cuore
rivelatore è un racconto più breve, ma in qualche modo simile al
gatto nero, si narra della pazzia di un uomo, che arriverà ad
uccidere, e a confessare, ma questa volta il racconto sarà più
irreale.
La verità
sul caso del signor Valdemar, già citato sopra, ebbe un enorme
successo tra il pubblico americano, tanto che Poe dovette intervenire
per dire che quanto narrato nel racconto non era vero e proveniva
solo dalla sua fantasia.
L'uomo della
folla, in cui un uomo decide di pedinare un altro uomo per capire chi
fosse, ma l'uomo continua a girare, per giornate intere per la città,
senza fermarsi e senza accorgersi di essere pedinato, alla fine il
protagonista si metterà davanti a lui, che lo ignorerà, infatti
questo personaggio è l'uomo della folla, destinato a camminare per
sempre nell'indifferenza generale e caotica del mondo di oggi.
Passano gli
anni, muore anche la zia di Edgar, che, triste, è costretto a
tornare dallo zio, povero in canna. Allan lo accoglierà, anche se
malvolentieri.
Edgar si
innamora poi di un'altra donna, torna a scrivere e torna sulla scena
letteraria nazionalee andrà a vivere con questa.
La sua
donna, però, è costretta a fare un viaggio. Nel frattempo Poe tiene
conferenze, scrive per i giornali e scrive racconti, poi inizia ad
essere inqueto, temendo per le sorti dell'amata, fino ad
autoconvincersi che quella era morta. Si isola di nuovo, e nonostante
arrivi una lettera della sua cara che cercava di rassicurarlo lui non
le crede ed impazzisce. E' di questo periodo la sua citazione:”Sono
diventato pazzo con lunghi periodi di orribile sanità”(I became
insane with long period of horrible sanity).
E qui
scriverà il Corvo, the Raven, importantissima poesia che farà il
giro del mondo, oggi forse il suo lavoro più conosciuto.
In seguito a
quella poesia scriverà forse il suo ultimo lavoro, il saggio:”Il
principio poetico”, in cui spiega il significato del corvo.
Cerchiamo di
seguire insieme le tappe:
Una volta a
mezzanotte, mentre stanco e affaticato,
meditavo
sopra un raro, strano codice obliato,
sentii un
romore alla mia porta
un viatore,
un pellegrino, bussa, dissi, alla mia porta
solo questo
e nulla più
Così si
apre, secondo una della traduzioni, la poesia.
Notiamo
subito il bussa, dissi, alla mia porta, qui possiamo notare che il
ritmo è lento, e man mano andrà accelerando.
L'ultimo
verso della poesia è solo questo e nulla più. Diamo particolare
rilievo al nulla più, poi vedremo perché.
Cogliamo i
passagi calienti della poesia, e riassumiamo il resto.
Il
protagonista va ad aprire alla porta, ma c'è un gran bujo e nulla
più.”Il silenzio pur non fu\e
solo un nome si sentì gemere:”Lenora!”\ io lo dissi ed a sua
volta rimando l'eco “Lenora”, solo questo e nulla più”.
Qui
si introduce il nome della raggiante santa vergine Lenora, la sua
amata, e, come si apprende già da prima di questo passaggio, Lenora
è morta(E qui nome or non ha più), e il protagonista cerca di
trovare pace, proprio come Poe in quel periodo, convinto che la sua
metà fosse morta.
Una
volta che il protagonista è rientrato in casa, “qui dischiusi i
vetri” ed ecco entrare il nostro corvo, tronfio e pettoruto,
“dall'età la più solenne” che scese al busto di Minerva
collocato sopra alla porta del protagonista, “scese, stette e nulla
più”
Il
protagonista allora inizia a parlargli e conclude chiedendo”Quale
nome danno a te, a corte di Re Pluto?” e il corvo rispose:”Mai
più!”
Mi stupì che quell'infausto augello avesse la parola
e benché quelle fossero sillabe sconnesse
(…)
Con un nome tal:”Mai più”.
Andando avanti il protagonista dice che altri suoi amici
l'avevano lasciato, non sarà giunta l'alba che egli pur m'avrà
lasciato, ma il corvo repentinamente risponde:”Mai più, mai più!”
A questo punto si può capire che il corvo diceva mai
più mai più, perché non l'avrebbe mai più lasciato, mentre il
protagonista affermava il contrario.
A chi tale ritornello l'addestrò
sarà stato sì infelice
che ogni suo canto più bello
andasse a concludersi in un “Mai più”
Allora continuano le domande al corvo, e lui risponde
mai più, sempre, finché il protagonista non esclama: “Profeta,
spettro o augello profeta ognora\o l'Averno t'abbia inviato o una
raffica di bora\t'abbia, naufrago sbalzato in quest'antro di
sventure\dì a quest'anima che ti implora, se mai\nel lontano Eden
lassù\ potrà unirsi ad un'ombra cara, che chiamavasi Lenora\mormorò
l'augel:”Mai più!”
Quindi l'uomo porge
queste domande, ben consapevole della risposta dell'augello, come per
averne una conferma, per capire che non potrà mai più rivedere la
sua amata, ma continua a fare domande, pur invocando il ciel sovra
noi teso
E la mia anima, stretta all'ombra di quel circolo
maliardo
non potrà surger, mai
più
Con questi versi si conclude la poesia, in poche parole
il protagonista è morto, stroncato dal dolore che quel'infausto
augello aveva portato nella sua dimora.
Nel saggio Poe chiarisce che non vuole sia riconosciuta
l'originalità per quanto descritto, ma piuttosto per le figure
retoriche che ha inserito nella poesia, che sono geniali, ma si
perdono nella traduzione, e soprattutto dalla lunghezza dei versi, e
dell'ultimo verso, di lunghezza appena 3,5(Nella versione inglese),
quindi ben incisivo. Il 3,5 è riferito ad un sistema metrico
americano basato sulle stanze, da noi è desueto.
Geniale, no? D'altronde forse non è un caso se si
chiama POEsia ed esistono i POEti, fateci caso, anche in inglese
poesia è POEtry.
Dopo la poesia, per la quale Edgar guadagna solamente
nove dollari, Poe entrerà nell'ultima fase di depressione che lo
accompagnerà fino alla morte, rimasto il suo ultimo mistero.
Fino a qualche mese prima aveva avuto tentativi di
suicidio, ma non erano riusciti, e una sua zia(Un'altra ancora)
l'aveva accudito, tenendolo a letto tutto il giorno e tenendogli la
mano standogli sempre al fianco. Bastava che ella si allontanasse un
attimo che Poe era colto dal terrore.
Tuttavia Edgar sembra lentamente riprendersi, ma le sue
condizioni di salute sono precarie. Il giorno antecedente alla sua
ultima sventura si recò ad un seggio per votare. Alcuni pensano sia
stato vittima di uno di quei teppistelli che per fare votare il
proprio partito, anche più volte, drogava chi veniva a votare per
manipolare(Alcune persone sono morte così), fatto sta che l'indomani
fu ritrovato in un parco di Baltimora agonizzante, a terra, con
vestiti troppo grandi per essere i suoi, un uomo diede l'allarme e
Edgar fu subito portato all'opedale dove rimase per tre giorni,
rifiutando acqua ed alcol e chiedendo solo che gli venisse sparato un
colpo al cervello. Voleva morire, ed alla fine ha avuto quel che
voleva. Una mattina, il 7 ottobre 1849 alzò gli occhi al cielo e
mormorò:”Signore, aiuta la mia povera anima” e spirò.
Fu scritto sul referto della morte, nella sezione
cause:”Delirium tremens”, e si sparse la voce che fosse morto per
via dell'alcol. In realtà questo non è possibile perché Poe era
astemio, e questo è stato accertato.
Nessuno saprà mai che cosa sia successo, un'altra
ipotesi accreditata è che avesse la rabbia, data la grande quantità
di animali che lui teneva in casa.
C'è chi afferma che ad essere ritrovato non fu Poe, ma
un sosia, parlando di incongruenze con le foto di Poe, un anno prima
che lui morisse, disponibili e reperibili sul web,e quelle della
salma di Poe, fotografata con un prototipo di macchina fotografia,
che era stata inventata nel 1839 a Parigi ed iniziava a diffondrsi.
Per chi volesse giocare al dtective ne avrebbe di lavoro.
Nel 1930 venne fatta un autopsia sul corpo di Poe, che
non portò risultati.
La sepoltura di Edgar avvenne in un piccolo cimitero,
vicino ala tomba del padre, ma ventisei anni dopo fu dedicata una
tomba ben più bella ed importante nel centro di Baltimora. Non molti
sanno che durante il trasferimento la salma cadde a terra e i poveri
resti si sparsero in mille direzioni. Inutile dire che i fan, accorsi
per l'occasione iniziarono a raccogliere il loro macabro bottino.
Quindi oggi non abbiamo a disposizione tutto il corpo
dello scrittore, ma solo una parte, e forse è anche per questo che
l'autopsia non ha potuto ajutare più di tanto.
Due giorni dopo la sua morte uscì un articolo, che fece
il giro d'America, di quel vecchio rivale di Poe, che lo sfidò al
Graham's, il primo necrologio di Edgar. Lo scrittore veniva descritto
come un alcolizzato sciupafemmine, tanto che chi lo scrisse non ebbe
neppure il coraggio di firmarsi col suo nome, ma adottò uno
pseudonimo. Tuttavia, è chiaro che, ad oggi, vinse la sfida Poe, e
il suo rivale è ora noto per essere stato il primo a scriverne dopo
la sua morte.
Questa la sua tomba, è stato sepolto insieme alla
cugina Maria Clemm.
Per una sessantina d'anni venne ogni anno, ogni 19
gennaio, compleanno di Poe, un certo individuo, ben coperto, il
cosiddetto Poe's Toaster. Questa figura è avvolta nel mistero, e ad
ogni sua visita lasciava fiori, disposti secondo un preciso ordine
d'innanzi alla tomba, e brindava(Infatti Toaster in italiano si
tradurrebbe con brindatore) lasciando il ruhm in avanzo davanti alla
tomba. Talvolta lasciava anche bigliettini misteriosi, con messaggi
del tipo:”La torcia sarà passata” che nessuno studioso è mai
riuscito a spiegare. Nel 2009, proprio nel bicentenario dalla nascita
di Poe, il misterioso personaggio non è più tornato, probabilmente
è morto.
Edgar Allan Poe, ogni giorno mi stupisce di più, e
anche a quasi duecento anni dalla sua scomparsa, continua a lasciare
misteri.
“Quando la scienza non riesce a spiegare
quello che grandi artisti come
Edgar Allan Poe volesseno dire
lascia soluzioni senza senso”
Pierangelo Baratono, biografia di Poe.