lunedì 26 gennaio 2015

SULL'ATTACCO A CHARLIE HEBDO

Quello che segue è un articolo in cui ho voluto essere provocatorio, e ho aspettato un po' a pubblicarlo perché è proprio in questi giorni che la gente inizia a dimenticarsi, e io oggi voglio riportarvi alla memoria un evento di esattamente venti giorni fa.
L'introduzione è un po' forte, proprio per indurre a leggere e per fare capire che le mie erano idee impulsive, ma spesso le cose naturali sono quelle che rivelano la verità alla mente di chi le pensa.
SULL'ATTACCO A CHARLIE HEBDO

Jeri, 8 gennajo 1015, ho seguito la discussione su La7 sull'attacco terroristico alla sede del giornale satirico Charlie Hebdo, quelle che seguono sono alcune mie considerazioni, di mente un po' più remota rispetto a quelle a cui siamo abituati a sentire in televisione.
Inizio col dire che io sono un estremista di forma e di consumo e che oggi assumerò una posizione che tanti potranno non condividere.
Anzitutto concordo nel dire che quello del 7 gennajo è stato un vero e proprio attacco terroristico, tuttavia voglio ricordare che di atti del genere ne accadono a migliaja nel mondo, e non si può certo dire che l'Europa sia sotto assedio solo per un attacco, peraltro di piccola entità(Considerato che per un assalto sono morte solamente dodici persone).
Inizierei invece a considerare quella parte del mondo più a rischio, che comprende buona parte del sud del mondo, in particolare il medio oriente.
Con questo non voglio minimizzare ciò che è successo l'altro giorno, voglio solamente fare delle considerazioni che non sono quelle che si sentono di continuo.
Al dialogo di jeri sera erano presenti diversi ospiti, di particolare rilievo: Giuliano Ferrara(Direttore de “Il foglio”) e Marco Travaglio(Celeberrimo giornalista attivissimo, soprattutto nel campo politico).
Posto che Giuliano Ferrara è un grande intellettuale, e di cose ne saprà più di me, nella discussione ha fatto trasparire una pessima immagine di sé, lasciandosi andare ad un monologo completamente urlato, indecente e maleducato, che si concludeva insultando tutti i presenti e chiamandoli infine coglioni.
Benissimo, e dopo queste ridicole azioni c'è stata gente che ha avuto anche il coraggio di applaudire(Forse erano felici di essere stati chiamati coglioni); tra l'altro il conduttore, Santoro, tornerà più volte ad utilizzare questo termine per ridicolizzare Ferrara.
Da ricordare, nel discorso di Ferrara, palesemente razzista e pieno di pregiudizi, le seguenti parole:”Oggi siamo qui per discutere di musulmani che hanno attaccato dei cristiani, se fossero stati dei cristiani ad attaccare una redazione musulmana gridando “Evviva Cristo Re” oggi saremmo qui a discutere se non sia iniziata un'altra crociata(il pubblico sussulta) Come no? [...]”
Io vorrei ricordare che cose del genere accadono continuamente in paesi come la Palestina, il cui popolo è stato semplicemente ed inumanamente sottomesso al volere di gente piombata all'improvviso? Qualcuno ha protestato? Sì, ma non così tanti di noi occidentali, eppure il problema era ben più grave, si trattava di un popolo intero!
Così si sono susseguiti attacchi terroristici ai musulmani colpendo anche civili inermi, e si continua ancora oggi, e non fa discutere se qualche soldato americano uccide dei civili senza neppure una motivazione, se non che semplicemente gli andava di farlo, per razzismo.
Quanto è successo due giorni fa non ha nulla di importante di per sé e non sta a significare un granché, ma per il modo in cui è stato accolto dai francesi e dagli europei, sembra che l'Europa ora sia sotto assedio, quando in realtà noi ci svegliamo tranquillamente la mattina e non dobbiamo contare le decine di incidenti del genere, invece in certi paesi sono centinaja. E' passata inosservata la notizia del rapimento di altri quaranta studenti in Nigeria, tre giorni fa. Come mai? Perché vogliamo sapere solo quello che ci fa comodo, che fa comodo al nostro stato e che ora sembra assai comodo anche a noi.
Pensiamo al futuro, pensiamo come lasceremo i nostri figli in un clima di odio corrotto.
Se uno provasse solo a riflettere, concorderebbe nel dire che nelle vignette della rivista satirica si offendeva la religione musulmana, le vignette violano delle regole considerate sacre. Inoltre le vignette erano anche vecchie, e non avevano motivo di essere ripubblicate. Tutto questo è immorale, ovvio che non deve valere un attacco terroristico, ma sicuramente sono azioni che vanno condannate, perché quella non è più satira, sono veri e propri insulti, feccia allo stato puro, è ovvio che qualche pazzo fanatico avrebbe reagito, quindi la colpa è, in principio, proprio dei vignettisti.
E' stato poi chiesto ad alcuni di bruciare la bandiera dell'ISIS sulla quale è scritta di per sé un valore musulmano, la bandiera, per come appare, non ha nulla di offensivo e bisogna solo considerare che è come mettere una Bibbia o un crocifisso in mano ad un cristiano e chiedere di bruciarlo.
Cerchiamo di garantire la libertà non solo sul nostro fronte, ma su quello di tutti, e di ragionare con la nostra testa senza pregiudizi.
L'attacco non ha nulla a che vedere con l'Islam, neppure estremo, perché come precisa una delle ospiti di ieri sera la jihad è difensiva e non offensiva, e punta a difendersi da un nemico, quella che c'è oggi in Palestina è Jihad, e secondo un ramo dell'Islam è legittima.
Io voglio continuare a ragionare con la mia testa, e anche se in questo modo rischio di incappare in certi problemi riguardanti l'opinione pubblica, vorrei in qualche modo sensibilizzare, perché se con questo o con un altro scritto avessi fatto cambiare idea anche a solo una persona, anche parzialmente, o averla invitata a fare delle riflessioni, mi riterrei ora ben soddisfatto.


Davide 

lunedì 19 gennaio 2015

EDGAR ALLAN POST

EDGAR ALLAN POST

Quello di oggi è un post dedicato ad uno dei miei più grandi miti: Edgar Allan Poe. Cari signori, forse non tutti sanno che oggi, 19 gennaio 2015 Edgar compie proprio 206 anni.
Tanti auguri, caro maestro, che le tue opere continuino ad ispirare generazioni di giovani scrittori in erba, e che sia per te un altro onorevole anno, in cui nuove persone verranno in tua conoscenza.
Qua di seguito un mio racconto, risale a questo Natale, non è neppure un granché se pensiamo a questo grande personaggio, e ho voluto aspettare un po' a pubblicarlo perché è più o meno in questo periodo che la vita quotidiana ci fa separare dall'atmosfera del Natale che è stata, quindi auguro a tutti una buona lettura!

TERRORE NELLA NOTTE DI NATALE
  “La critica è miope;
ma la gloria è presbite”
Pierangelo Baratono


Avevo perso il controllo di me stesso! Non sapevo che cosa mi stesse succedendo, ma era il pomeriggio di un 24 dicembre, questo sì, lo ricordo, ed avevo appena trascorso un pomeriggio con gli amici.
Lo giuro! Non mi sono ubriacato né ho fatto uso di droghe, ma stando accanto a gente che l'aveva fatto la sensazione era proprio quella. Avevo la vista offuscata e camminavo mentre mi ronzavano tra la testa mille parole, provenienti da mille bocche diverse contemporaneamente, e udivo tutti i suoni attorno a me.
Tornato a casa fui catapultato in un clima di tristezza.
Mia nonna se n'era andata, dopo una lotta contro il suo male, proprio il mese scorso, lasciando nella mia famiglia un grande vuoto. Ieri invece il maltempo aveva causato molti disagi e alcune zone sono rimaste allagate, come l'ufficio di mio padre, lui ora è a cercare quanto rimane dei suoi documenti, per questo che questa notte mancherà anche lui. E i miei zii sono fuori città per lavoro.
Rimanevamo in casa io, mia madre, e mio fratello, che ha solo otto anni.
Così ci apprestavamo a passare uno dei Natali più tristi, da soli in casa, forse con una piccola cena in cucina.
Mia madre stava preparando qualcosa da mangiare, mentre io e mio fratello eravamo in camera nostra, lui a giocare, io che leggevo “Il grande Gatsby” di Fitzgerald. Tuttavia ad un tratto si sentirono dei rumori, non come in cucina, ma da fuori. Ma come? In casa c'eravamo solo noi, forse era la mamma andata da qualche altra parte che tirava fuori qualche oggetto, ma mio fratello subito tese l'orecchio.
Era un bambino biondo, dagli occhi azzurri, e se non l'avessi visto uscire direttamente dalle viscere di mia madre non avrei mai detto che lui fosse mio fratello. Io invece ero un ragazzo alto, capelli e occhi neri, dalla carnagione abbronzata, facilmente confondibile con un arabo.
Andammo a vedere in cucina, magari la mamma aveva bisogno di aiuto, tuttavia lei non c'era, non c'era nessuno in casa, da nessuna parte, l'abbiamo girata da cima a fondo, da cima a fondo vi dico.
Mi girava la testa, mi sentivo come drogato e me ne tornai in camera, mio fratello mi seguì.
Mi stesi sul letto e non mi mossi più. Un po' di riposo.
Mio fratello invece era palesemente più inquieto.
Altri rumori provenire da oltre la nostra porta.
Avevamo appena girato la casa! Com'era possibile? Tuttavia sentimmo dei rumori in camera dei nostri genitori, ma aspettammo, dubitosi e impietriti dal terrore, alla fine mossi un passo e mi alzai, aprii la porta. Oramai la sera era inoltrata e nella casa regnava la penombra.
Aprii la porta dei miei, la luce era accesa e la camera era messa completamente a soqquadro.
Rimasi a bocca aperta, lì stupito, e per un po' non mi mossi, mio fratello scappò subito in camera.
Ma proseguii il mio cammino, dovevo penetrare questo mistero,e mentre mi allontanavo mio fratello mi raggiunse.
Sentimmo in quell'attimo il rumore di chi mette cose dentro la lavatrice, quindi ci avvicinammo alla lavanderia.
Entrati non c'era nessuno, ma tutti i vestiti che erano stati portati via dalla camera dei nostri erano lì, alcuni inseriti nella lavatrice. Scambiai uno sguardo più che di terrore, stupito.
Mio fratello andò vicino alla lavatrice e premette il tasto ON. Allorché io l'ho ritratto e ci siamo nascosti dietro alla scrivania. Da fuori si continuavano a sentire dei rumori. Rumori, non meglio definiti, come di qualcuno che trafficasse, proprio con roba, roba varia, non riuscivo a capire, da dietro la lavatrice allungai un braccio per premere il tasto OFF. Pensai che mentre lo facevo qualcuno avrebbe potuto tagliarmi un braccio, o bloccarmi, ma non succedette nulla di simile e trovai subito il tasto.
Premuto, sgattaiolai di nuovo dietro. Dissi a mio fratello che dovevamo assolutamente o nasconderci in camera e barricare la porta, o, cosa ben più intelligente, scappare dalla casa.
Così dicendo lui scosse la testa e mi disse che non si sarebbe mosso più.
Allorché decisi di lasciarlo momentaneamente lì, ed io iniziai ad avvicinarmi alla mia camera. E sentii i rumori, che provenivano dalla stanza che io stavo per attraversare, e me ne accorsi mentre la stavo attraversando, al che mi girai e non vidi assolutamente nulla, nulla, tutto in ordine.
E scappai subito in avanti, ma con la testa rivolta all'indietro. Pensai che sarebbe finita come in quei film horror americani, stai girato da una parte sentendoti già più al sicuro e l'assassino compare dall'altra parte, ti conficca il coltellaccio nello stomaco, tu cadi a terra, vedi la sua faccia ma non potrai mai parlarne con nessuno. Impietrito in questi pensieri stetti a lungo, lì, guardando in ogni direzione, finché non mi vibrò il cellulare in tasca. Sullo schermo compariva scritto questo “... sta scrivendo”.
Al che corsi per arrivare in camera mia, ma quest'ultima era stata messa a soqquadro, e tutti i vestiti erano stati sottratti. Vidi sulla mia scrivania “I racconti del grottesco e dell'arabesco” di Allan Poe. Lo presi istintivamente e uscii. Dovevo arrivare all'ingresso e scappare, lasciare al fin quest'antro di sventure e tentare di dimenticare l'indimenticabile.
Così a passo svelto ma felpato mi diressi verso la porta.
Ora non si sentiva più nulla, né un rumore, né altro, ed arrivai all'uscio, presi la maniglia e aprii la porta. Davanti al me il bujo, in lontananza qualche luce natalizia come a segnarmi il cammino, tuttavia pensai a mio fratello, che di là non si voleva muovere, ma pensai: che razza di fratello maggiore sono? Lo devo salvare, e se non vuole venire lui lo prenderò in braccio.
Così mi diressi verso la lavanderia nuovamente, lui mi vide e mi saltò al collo. Gli dissi che la strada era libera, che dovevamo solo raggiungere la porta e basta, quella disavventura sarebbe finita lì, avremmo dato l'allarme e fine della storia.
Così lui si alzò, mi diede la mano e ci avvicinammo alla porta, ancora nessun romore, la porta era già aperta, ma ecco. Il coltellaccio che avevo immaginato prima ora si era materializzato. Forse lo stesso che aveva fatto scomparire mia madre. Mi traforò un polmone, non feci in tempo a girarmi che lo sentii al collo, fermo, sentivo la sensazione di fresco dell'acciaio mentre perdevo sangue e respiro. Poi il coltello si mosse e affondò nella carne. Ero appena stato decapitato. La testa cadde dinnanzi a mio fratello.
Volevo urlare, scappa, almeno tu scappa, ma non potevo, tuttavia continuavo a vedere, eccome se vedevo, ma lui rimaneva immobile mentre io muovevo la bocca invano.
Le mie povere membra riposavano quando la vista subito si offuscò, i pensieri iniziarono a raggelarsi nel mio cervello, che non dié più un segno, ed ecco il battesimo alla fatal quiete.

PS: In questi giorni dovrei anche riuscire a pubblicare una mia biografia di Poe, successivamente un articolo inerente alla critica quotidiana e alle azioni terroristiche recentemente avvenute. Quindi continuate a seguirmi!
Buona settimana!
Davide