DIMENTICARE
LA GIORNATA DELLA MEMORIA
Scrivo
questo saggio il 20 febbraio 2016, a distanza di meno di un mese
dalla giornata della memoria, ovvero circa il tempo della
dimenticanza.
Tale
ricorrenze sta, lentamente, svanendo nei suoi dettagli
nell'immaginario collettivo, il quale comincia a dimenticarsi ciò
che ci si è proposti di ricordare, e la celebrazione sembra divenire
soltanto una buona norma, per mostrare l'apparente civiltà della
quale abbiamo la fortuna di godere, e la nostra solidarietà verso
persone che hanno sofferto. Sempre in meno infatti sanno perché si
celebri proprio il 27 di gennaio, la giornata della memoria, così
come si vanno perdendo le dinamiche dell'avvenuto.
Questo
è dovuto dall'iterazione annuale della stessa identica procedura di
ricordo: qualche film commemorativo in televisione, qualche annuncio
qua e là, su web e giornali, le discussioni nelle scuole e nei
centri di cultura. La persona, dunque, di anno in anno comincia a
ricordare con sempre minore entusiasmo quello che loro non hanno mai
vissuto, mentre vedono passare in rassegna le notizie delle guerre
attuali, quelle più evidenti, quelle che rischiano di coinvolgere la
nostra parte di mondo, insomma, le tematiche della Quarta guerra
mondiale che ora sembrerebbe infuriare inesorabilmente nei più
disparati paesi del nostro globo.
L'informazione,
tuttavia, non pare avere molta considerazione di quel che accade
oggi, preferendo le notizie di gossip, così da fare scordare i veri
problemi che affliggono il nostro pianeta, giudicati dall'opinione
pubblica, a quanto pare, tristi e ripetitivi, che oramai “non fanno
più notizia”. Si dia tuttavia il caso che nei paesi interessati
tutto ciò faccia ancora notizia, e scuota ancora gli animi delle
persone che continuano a morire, o che vedono morire i loro cari
soltanto guardandosi attorno. E' il caso della guerra in Siria, o le
guerre di post-colonialismo, come quella in Congo, che sfrutta i
minori e sottopaga i lavoratori adulti per l'estrazione di coltan,
necessario a produrre i cellulari, e quandi a mantenere viva
un'economia capitalistica sulla quale si basa il mondo. E in
occidente, semplicemente, tali tematiche tendono ad essere ignorate
in favore di notizie più leggere, di modo da fare filtrare solamente
qualche piccola informazione secondaria, che mai e poi mai rende
l'idea del problema, e i giornalisti obbediscono alla tendenza. Ciò
che più colpisce è quanto il genere umano sembri non essere più
progredito dai tempi dei latini ad oggi: già Terenzio, ne “Il
punitore di se stesso” affermava il tema dell'humanitas, quella che
oggi traduciamo con umanità, quel sentimento che ci pare il più
bello possibile, ma che in origine ha questo significato:”Nulla di
tutto ciò che appartiene al genere umano può essere considerato
estraneo a me”. Affermare di essere “umani”, dunque, fa sì che
l'individuo si prenda una responsabilità enorme: non ignorare i
problemi, ma affrontarli, e costantemente passare del tempo a
discuterne.
Come
ogni periodo storico- e già lo affermava Karl Marx- non si può fare
a meno di avere una lotta di classe. La lotta della nostra epoca pare
non essere ancora iniziata, ma essere poco distante dal farlo: la
rivoluzione del Terzo Mondo, con la resa di coscienza dei singoli,
pare sempre più reale ed attuale. Tra molto tempo, forse, ci
apparirà naturale capire di chi è la cosiddetta “ragione”, chi
ha commesso crimini nei confronti dell'umanità, chi deve essere
punito, e chi deve godere di una buona dose di meritocrazia per un
po' di tempo, come se questo potesse restituire i torti subiti,
invece di aprire nuove voragini, come effettivamente fa.
Una
piccola lotta di classe come quella instaurata dal regime di Hitler e
che vedeva minacciate le minoranze di ogni genere e specie- ebrei,
omosessuali, testimoni di Geova, etc.- ora ha creato la sua ondata di
meritocrazia, in particolare nei confronti delle persone di
confessione ebrea. Queste persone, oramai nei nostri giorni quasi
totalmente estranee alla seconda gguerra mondiale in quanto non
l'hanno vissuta sulla loro pelle, hanno instaurato un certo
perbenismo che è loro dovuto: ormai fascista è ritenuto un insulto,
così pure un'accusa di antisemitismo può screditare un individuo.
Quest'ondata
di solidarietà ha fatto sì che gli ebrei, reduci della guerra,
ottenessero una porzione di terra, inizialmente piccola, in Medio
Oriente, letteralmente sottraendola a paesi preesistenti, come a
volere vendicare un torto storico, una questione chiusa brutalmente
resuscitata, per trarne ancora tutto quanto quello che si può trarre
per un'attuale presenza tranquilla- per coloro che invadono le terre-
prima di scatenare- ma ci vorrà un po' di tempo- un altro conflitto.
Questo è il caso della questione palestinese: Israele nel tempo con
le tacite intese e gli accordi impliciti tenuti con l'occidente, ha
iniziato ad espandersi e a conquistare i territori limitrofi,
sottomettendo tutti quanti si opponessero o si trovassero, per
decreto della sorte, in mezzo alle loro strade. Tutto questo come a
volere vendicare i mali subiti, ancora in frustrazione dalla Seconda
guerra mondiale.
Ricordiamolo:
sono state attaccate persone e civiltà che avevano solo la colpa di
esistere e di trovarsi in quel dato luogo geografico, e sono state
attaccate proprio da un'ondata di odio e rabbia.
Grazie
alla giornata della memoria, anche questa questione può essere messa
a tacere, ancora per un po' di tempo, come a volere risparmiare tempo
quando in realtà non ce n'è più.
Ricapitoliamo:
la giornata della memoria, per quanto si era posta di fare ha
fallito: ha avuto esattamente l'effetto contrario, facendo ridurre la
coscienza collettiva ad un mero perbenismo, perdendo conoscenza
storica, e distoglie l'attenzione dai conflitti attuali, che sono
incentivati dalla meritocrazia della parte lesa.
Un
modo per rendere più sensata questa giornata, può essere quello di
estendere la rimembranza a tutti i conflitti, anche attuali, e a
tutti gli stermini, celebrando ogni anno un avvenimento diverso del
quale l'umanità si deve vergognare e deve prenderne le distanze,
accrescendo anche le conoscenze di storia dei singoli abitanti.
Sembra
inutile ricordare che noi tutti dobbiamo inchinarci ai valori della
resistenza, “ogni paese ha la sua rivoluzione”, afferma
Celentano, in quanto questo è stato l'ultimo grave conflitto che ha
visto contrapposte le potenze mondiali, e anche il numero di morti è
stato piuttosto elevato, eppure, con tali metodologie per la
rimembranza la nuova generazione è sempre più accusata di
nichilismo, e forse la colpa non è tutta di quest'ultima.
Non
sempre, dunque è utile, prendere un solo evento a simboleggiarne
altri: è come voler sfamare l'Africa intera con un pacchetto di
biscotti simbolico, rifiutandosi di insegnare agli africani come si
fabbricano i biscotti e dove prendere il materiale necessario.
Nella
giornata stessa della memoria, quest'anno, nel mondo infuriavano
molte guerre differenti con dinamiche pressoché sconosciute alla
nostra civiltà, mancanza che rende incomprensibile al mondo
l'attuale odio verso l'occidente che ha formato, ad esempio di DAESH,
o Boko Haram, tutte organizzazioni che mietono vittime ancora lontano
da noi, eppure ci pare eclatante la singola strage avvenuta in
Europa, come se esistessero morti di serie A e altri di serie B(E
probabilmente si arriverebbe con facilità anche alla Z).
Un
evento, che dunque doveva essere utile a non fare ripetere
all'umanità l'errore della guerra e degli stermini pare essere stato
completamente ignorato da coloro che detengono il potere, e che non
riescono a capire che stanno imprimendo cicatrici sulla pelle degli
altri.
Se,
un giorno, il mondo e la storia avranno tempo, spero potranno anche
occuparsi dei conflitti attuali, e, se una risoluzione dei conflitti
sembra ad ora lontana e utopica, è perché non si può riflettere ed
accordarsi ad un signolo tavolino per il mondo intero, e i troppi
errori storici hanno creato un malcontento ad oggi difficilmente
curabile, e una semplice maniera per aiutare potrebbe essere un
“cessate il fuoco”, così che si possa discutere senza essere
assordati dal rumore delle bombe, che rende l'altra parte una voce
inascoltabile, sopraffatta dall'ennesimo boato che vuole creare nuovi
sordi che non voglion sentire.
Anche
a coloro che ritengono impossibile una risoluzione lampo ai conflitti
dico: se fosse facile probabilmente sarebbe stato fatto, e anche
qualcosa fosse impossibile, vorrei solo vedere il mondo intero che
prova a farcela, poiché io mi vergognerei di non avere neppure
tentato.
“E
io tante volte ho pensato che un uomo va trattato come un uomo e non
come una bestia e trattare un uomo come un uomo vuol dire farlo star
pulito, in una casa pulita, mostrare simpatia e considerazione per
lui e soprattutto dargli delle speranze per l'avvenire. Se questo non
si fa, l'uomo, che è capace di tutto, non ci mette niente a
diventare una bestia, e allora si comporta come una bestia ed è
inutile chiedergli di comportarsi come un uomo dal momento che si è
voluto che fosse bestia e non uomo.”
A.
MORAVIA- La ciociara
“Restiamo
Umani”
R.
Follereau