lunedì 14 marzo 2016

DIMENTICARE LA GIORNATA DELLA MEMORIA

DIMENTICARE LA GIORNATA DELLA MEMORIA

Scrivo questo saggio il 20 febbraio 2016, a distanza di meno di un mese dalla giornata della memoria, ovvero circa il tempo della dimenticanza.
Tale ricorrenze sta, lentamente, svanendo nei suoi dettagli nell'immaginario collettivo, il quale comincia a dimenticarsi ciò che ci si è proposti di ricordare, e la celebrazione sembra divenire soltanto una buona norma, per mostrare l'apparente civiltà della quale abbiamo la fortuna di godere, e la nostra solidarietà verso persone che hanno sofferto. Sempre in meno infatti sanno perché si celebri proprio il 27 di gennaio, la giornata della memoria, così come si vanno perdendo le dinamiche dell'avvenuto.
Questo è dovuto dall'iterazione annuale della stessa identica procedura di ricordo: qualche film commemorativo in televisione, qualche annuncio qua e là, su web e giornali, le discussioni nelle scuole e nei centri di cultura. La persona, dunque, di anno in anno comincia a ricordare con sempre minore entusiasmo quello che loro non hanno mai vissuto, mentre vedono passare in rassegna le notizie delle guerre attuali, quelle più evidenti, quelle che rischiano di coinvolgere la nostra parte di mondo, insomma, le tematiche della Quarta guerra mondiale che ora sembrerebbe infuriare inesorabilmente nei più disparati paesi del nostro globo.
L'informazione, tuttavia, non pare avere molta considerazione di quel che accade oggi, preferendo le notizie di gossip, così da fare scordare i veri problemi che affliggono il nostro pianeta, giudicati dall'opinione pubblica, a quanto pare, tristi e ripetitivi, che oramai “non fanno più notizia”. Si dia tuttavia il caso che nei paesi interessati tutto ciò faccia ancora notizia, e scuota ancora gli animi delle persone che continuano a morire, o che vedono morire i loro cari soltanto guardandosi attorno. E' il caso della guerra in Siria, o le guerre di post-colonialismo, come quella in Congo, che sfrutta i minori e sottopaga i lavoratori adulti per l'estrazione di coltan, necessario a produrre i cellulari, e quandi a mantenere viva un'economia capitalistica sulla quale si basa il mondo. E in occidente, semplicemente, tali tematiche tendono ad essere ignorate in favore di notizie più leggere, di modo da fare filtrare solamente qualche piccola informazione secondaria, che mai e poi mai rende l'idea del problema, e i giornalisti obbediscono alla tendenza. Ciò che più colpisce è quanto il genere umano sembri non essere più progredito dai tempi dei latini ad oggi: già Terenzio, ne “Il punitore di se stesso” affermava il tema dell'humanitas, quella che oggi traduciamo con umanità, quel sentimento che ci pare il più bello possibile, ma che in origine ha questo significato:”Nulla di tutto ciò che appartiene al genere umano può essere considerato estraneo a me”. Affermare di essere “umani”, dunque, fa sì che l'individuo si prenda una responsabilità enorme: non ignorare i problemi, ma affrontarli, e costantemente passare del tempo a discuterne.
Come ogni periodo storico- e già lo affermava Karl Marx- non si può fare a meno di avere una lotta di classe. La lotta della nostra epoca pare non essere ancora iniziata, ma essere poco distante dal farlo: la rivoluzione del Terzo Mondo, con la resa di coscienza dei singoli, pare sempre più reale ed attuale. Tra molto tempo, forse, ci apparirà naturale capire di chi è la cosiddetta “ragione”, chi ha commesso crimini nei confronti dell'umanità, chi deve essere punito, e chi deve godere di una buona dose di meritocrazia per un po' di tempo, come se questo potesse restituire i torti subiti, invece di aprire nuove voragini, come effettivamente fa.
Una piccola lotta di classe come quella instaurata dal regime di Hitler e che vedeva minacciate le minoranze di ogni genere e specie- ebrei, omosessuali, testimoni di Geova, etc.- ora ha creato la sua ondata di meritocrazia, in particolare nei confronti delle persone di confessione ebrea. Queste persone, oramai nei nostri giorni quasi totalmente estranee alla seconda gguerra mondiale in quanto non l'hanno vissuta sulla loro pelle, hanno instaurato un certo perbenismo che è loro dovuto: ormai fascista è ritenuto un insulto, così pure un'accusa di antisemitismo può screditare un individuo.
Quest'ondata di solidarietà ha fatto sì che gli ebrei, reduci della guerra, ottenessero una porzione di terra, inizialmente piccola, in Medio Oriente, letteralmente sottraendola a paesi preesistenti, come a volere vendicare un torto storico, una questione chiusa brutalmente resuscitata, per trarne ancora tutto quanto quello che si può trarre per un'attuale presenza tranquilla- per coloro che invadono le terre- prima di scatenare- ma ci vorrà un po' di tempo- un altro conflitto. Questo è il caso della questione palestinese: Israele nel tempo con le tacite intese e gli accordi impliciti tenuti con l'occidente, ha iniziato ad espandersi e a conquistare i territori limitrofi, sottomettendo tutti quanti si opponessero o si trovassero, per decreto della sorte, in mezzo alle loro strade. Tutto questo come a volere vendicare i mali subiti, ancora in frustrazione dalla Seconda guerra mondiale.
Ricordiamolo: sono state attaccate persone e civiltà che avevano solo la colpa di esistere e di trovarsi in quel dato luogo geografico, e sono state attaccate proprio da un'ondata di odio e rabbia.
Grazie alla giornata della memoria, anche questa questione può essere messa a tacere, ancora per un po' di tempo, come a volere risparmiare tempo quando in realtà non ce n'è più.
Ricapitoliamo: la giornata della memoria, per quanto si era posta di fare ha fallito: ha avuto esattamente l'effetto contrario, facendo ridurre la coscienza collettiva ad un mero perbenismo, perdendo conoscenza storica, e distoglie l'attenzione dai conflitti attuali, che sono incentivati dalla meritocrazia della parte lesa.
Un modo per rendere più sensata questa giornata, può essere quello di estendere la rimembranza a tutti i conflitti, anche attuali, e a tutti gli stermini, celebrando ogni anno un avvenimento diverso del quale l'umanità si deve vergognare e deve prenderne le distanze, accrescendo anche le conoscenze di storia dei singoli abitanti.
Sembra inutile ricordare che noi tutti dobbiamo inchinarci ai valori della resistenza, “ogni paese ha la sua rivoluzione”, afferma Celentano, in quanto questo è stato l'ultimo grave conflitto che ha visto contrapposte le potenze mondiali, e anche il numero di morti è stato piuttosto elevato, eppure, con tali metodologie per la rimembranza la nuova generazione è sempre più accusata di nichilismo, e forse la colpa non è tutta di quest'ultima.
Non sempre, dunque è utile, prendere un solo evento a simboleggiarne altri: è come voler sfamare l'Africa intera con un pacchetto di biscotti simbolico, rifiutandosi di insegnare agli africani come si fabbricano i biscotti e dove prendere il materiale necessario.
Nella giornata stessa della memoria, quest'anno, nel mondo infuriavano molte guerre differenti con dinamiche pressoché sconosciute alla nostra civiltà, mancanza che rende incomprensibile al mondo l'attuale odio verso l'occidente che ha formato, ad esempio di DAESH, o Boko Haram, tutte organizzazioni che mietono vittime ancora lontano da noi, eppure ci pare eclatante la singola strage avvenuta in Europa, come se esistessero morti di serie A e altri di serie B(E probabilmente si arriverebbe con facilità anche alla Z).
Un evento, che dunque doveva essere utile a non fare ripetere all'umanità l'errore della guerra e degli stermini pare essere stato completamente ignorato da coloro che detengono il potere, e che non riescono a capire che stanno imprimendo cicatrici sulla pelle degli altri.
Se, un giorno, il mondo e la storia avranno tempo, spero potranno anche occuparsi dei conflitti attuali, e, se una risoluzione dei conflitti sembra ad ora lontana e utopica, è perché non si può riflettere ed accordarsi ad un signolo tavolino per il mondo intero, e i troppi errori storici hanno creato un malcontento ad oggi difficilmente curabile, e una semplice maniera per aiutare potrebbe essere un “cessate il fuoco”, così che si possa discutere senza essere assordati dal rumore delle bombe, che rende l'altra parte una voce inascoltabile, sopraffatta dall'ennesimo boato che vuole creare nuovi sordi che non voglion sentire.
Anche a coloro che ritengono impossibile una risoluzione lampo ai conflitti dico: se fosse facile probabilmente sarebbe stato fatto, e anche qualcosa fosse impossibile, vorrei solo vedere il mondo intero che prova a farcela, poiché io mi vergognerei di non avere neppure tentato.

E io tante volte ho pensato che un uomo va trattato come un uomo e non come una bestia e trattare un uomo come un uomo vuol dire farlo star pulito, in una casa pulita, mostrare simpatia e considerazione per lui e soprattutto dargli delle speranze per l'avvenire. Se questo non si fa, l'uomo, che è capace di tutto, non ci mette niente a diventare una bestia, e allora si comporta come una bestia ed è inutile chiedergli di comportarsi come un uomo dal momento che si è voluto che fosse bestia e non uomo.”
A. MORAVIA- La ciociara

Restiamo Umani”

R. Follereau

Nessun commento:

Posta un commento

Eddai, commentate.... per favore! ...*guarda in basso*