venerdì 12 giugno 2015

SPLEEN

CULTURA D'ESTATE 03

Quest'oggi ero abbastanza a riposo. Fa caldo e io sudo, avevo voglia di riposare un po'. Immagino anche voi a quest'ora sarete un po' stanchi, quindi farò un articolo in qualche modo breve, ripresentandovi una mia vecchia poesia, intitolata SPLEEN, come alcune dei "Fiori del male" di Baudelaire. Ricordo che spleen è un termine inglese che indica noia, come quella che prova l'autore quando decide di scrivere la poesia. Secondo la visione del grande poeta francese e la mia la noia è la cosa peggiore che possa capitare ad un uomo, figuriamoci al poeta, che è un uomo dai tratti assai labili e sensibili. Mentre vi incollo la poesia, una comunicazione di servizio: penso che l'orario di pubblicazione slitterà a prima, tipo verso le 18, di modo che chi vuole leggere a quell'ora può, che ora magari è stanco, e chi arriva dopo leggerà. Peccato avere pochi lettori e nessun lettore fisso. Chissà che pian pianino...

SPLEEN

Sovra di me si muovon le foglie
Mi sovrastano col loro fruscio
“Ondeggiate, care compagne? Dove
Vi porterà il vento quest’autunno?”

Una di loro si staccò dal gruppo
Come una conferma, in veritas:
Nel cadere per sempre ingialliva
Sul languido prato verde malato

“Dove vi porterà il vento quest’autunno?”
Risposta più non  fu, se non la sola
Fatale ossequiosa Vera sorte

Fronzoli d’essenza  faticosa
Non importa se hai tempo e luogo
E qui verrai, sempre e mai



Post Scriptum: questa è una delle poche poesie serie che ho provato a comporre, vi prego di non incollarla in parte alcuna, anche perché devo perfezionare ancora un pezzo di questo sonetto, che ha un doppio settenario al posto di un endecasillabo(Solo che quel verso è troppo carino per poter essere tagliato. Attenti ad assonanze e rime al mezzo, la poesia gioca molto su questo. Avete capito il senso della poesia? Avete qualche dubbio? Scrivetelo in un commento qua sotto!

Oyasumi nasai!

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