lunedì 15 giugno 2015

UN BEL GIOCO PSICOLOGICO

CULTURA D'ESTATE 06

Buondì a tutti quanti!

Oggi facciamo un bel gioco, come promesso, per esplorare la nostra mente, quindi seguite le istruzioni che seguono.

Prendete un foglio e piegatelo in due.

Ora dividete il foglio in 6 parti uguali, tre nella divisione di sopra, tre in quella di sotto.

Adesso nella prima casella, al centro disegnate un puntino. Nella seconda(Quella affianco, e non quella sotto) disegnate, sempre al centro, due puntini affiancati. Nella terza di nuovo due puntini e un altro puntino che li sovrasta. Nella quarta, cioè siamo passati all'altra parte del foglio, disegnate un +, nella quinta fate un'ondina(Tipo quelle che i bambini fanno per disegnare il mare), e la sesta casella va lasciata vuota.

Fatto? Non andare avanti finché non avrai questo foglio precompilato.

Ora, disegna la prima cosa che ti viene in mente vedendo quell'immagine che abbiamo fatto ora(Tipo: qual  la prima cosa che ti viene in mente vedendo un puntino) e fate uno schizzo, proprio uno schizzetto veloce, solo da far capire ciò che avete pensato, e non deve per forza essere bello. Fate così per ogni casella, anche per quella vuota, disegnate la prima cosa che vi viene in mente, senza pensarci troppo: il test dovrebbe durare un minuto circa.

Completato? Benissimo, allora ora vi potrò annunciare il risultato.

Il problema è che il risultato non sarà univoco perché queste sono cose che vanno interpretate, e con degli esempi vi farò capire come, e se proprio non riuscite potete sempre farvi aiutare da qualcuno o scrivermi in un commento cosa avete disegnato, ed io interpreterò.
Attenzione! I risultati del test vanno presi con le pinze, nel senso che vi è un certo margine d'errore, in particolare nelle interpretazioni, che sono la parte più difficile perché non vi sono regole per spiegarle.

PRIMA VIGNETTA
INTERPRETAZIONE DI VOI STESSI
ESEMPIO Se avete disegnato un cerchio attorno al puntino significa che vi siete posti al centro: è un puro caso di egocentrismo.

SECONDA VIGNETTA
INTERPRETAZIONE DELLA VOSTRA FAMIGLIA
ESEMPIO Se avete collegato i due puntini significa che avete un buon rapporto con la vostra famiglia perché siete collegati e cercate di aiutarvi a vicenda.

TERZA VIGNETTA
INTERPRETAZIONE DEGLI ALTRI
ESEMPIO Se avete fatto finta che i tre punti fossero piccoli aerei, come quelli delle strisce tricolori, significa che secondo voi ognuno ha la sua strada, e non riuscite in generale a legare troppo con l'altro. In particolare questo si nota se avete preferito tenere i punti distanziati, e al contrario se li avete uniti.

QUARTA VIGNETTA
INTERPRETAZIONE DELLA RELIGIONE
ESEMPIO Se avete disegnato una croce da cimitero significa che per la vostra indoe la religione è morta, e se non siete ancora atei, tenderete a diventarlo, o perlomeno agnostici.

QUINTA VIGNETTA
INTERPRETAZIONE DEL SESSO
ESEMPIO Se avete prolungato l'ondina di modo da ottenere l'8 rovesciato, simbolo dell'infinito significa che vedete il sesso come una cosa illimitata, potete usufruirne quanto vorrete pur di aiutare voi stessi, oppure ne siete dipendenti, simile se avete disegnato altre ondine a rappresentare il mare, che è appunto, se non infinito, molto grande.

SESTA VIGNETTA
RAPPRESENTAZIONE DEL FUTURO
ESEMPIO Se avete disegnato un mostro senza occhi significa che avete una visione negativa del futuro, se non vi avete disegnato nulla significa che proprio non riuscite ad immaginarvi un vostro futuro e siete legati al presente, o al passato. Al contrario se c'è un bel campo fiorito può essere  simbolo di credenza e che voi pensiate positivo sul vostro futuro e su quello degli altri.

Vi è piaciuto il test? Adoro queste cose. E ora, per chi non è troppo stanco o provato per essere entrati dentro la vostra mente, incollo un testo veramente raro di uno scrittore ben poco conosciuto, Pierangelo Baratono, che ho conosciuto perché ha scritto la Biografia Di Poe, peraltro scritta benissimo, ma ha scritto anche ottimi racconti. Ve ne incollo uno tratto dalla "Genova Misteriosa".



I
Adolescenza turbata
Un giardino di rose: rose ovunque, a grandi mazzi, a fasci, rose rosse, bianche, gialle, raccolte
in cespugli o profilantisi a spalliera. E un profumo acuto, penetrante pei viali, coperti di ghiaia e
foggiati a croce nel giardino. Attorno, una inferriata tinta in bronzo e salda sovra il muricciuolo.
Tra le sbarre un meraviglioso orizzonte: colline e monti e poi il denso aggrupparsi dei tetti
della città, piccoli e scintillanti nella distanza e poi ancora il mare e il semicerchio del porto punteggiato
di navi.
In fondo al giardino la villa, alta e bianca, con le sue persiane verdi simmetricamente disposte
e la terrazza e lo spiovere dei convolvoli sulla facciata.
Fra tutta quella luce, nel sottile odore delle rose e tra il verde dei ramoscelli un vestito bianco
di fanciulla passa lentamente. Lo indossa la piccola danzatrice, che abbiamo vista nella «Pancia
del Rospo».
La ragazza ha il visino pallido pensoso e gli occhi, larghi e azzurri, chinati verso terra. Sotto
i raggi del sole la sua chioma ha barbagli d'oro.
Essa cammina a passi brevi, tenendo le mani intrecciate e facendo suonare ritmicamente la
ghiaia coi piedini. Pensa a tante cose, a quel tenebroso passato, a quella scena violenta da lei intravista,
alla sua condizione attuale. Le idee non sono ben chiare; ma sente per istinto il pericolo e rattiene
a mala pena i singhiozzi.
Perchè tanto accanimento contro di lei? A chi ha fatto del male? Per quanto si sforzi, non
rammenta se non dolori e umiliazioni. Bambina, era obbligata a lavare i piatti, a strofinare i pavimenti,
a correre qua e là; e riceveva in compenso busse e ceffoni da una grassa donnaccia e dagli
avventori della taverna. Più grandicella, le era stato insegnato a ballare a colpi di frusta. Le sue povere
spalle avevano sempre i segni rossi delle staffilate. Le si impediva persino di piangere. Una sera
la avevano spogliata nuda, poi le avean fatto indossare un velo, trapunto con stelle d'argento. E in
tal modo aveva ballato in mezzo a un cerchio di donne e di uomini, fra il puzzo del vino e delle pipe.
Qualche avventore la aveva spossata con gesti, che le incutevano terrore; qualche donna si
era assunto l'incarico d'insegnarle a fumare e a bestemmiare. Così, tutto ignorando e pur tutto sapendo
e vedendo, era cresciuta sino a quattordici anni, con l'istintivo pudore, che l'adolescenza conserva
anche nella nudità, in continuo contatto della realtà, senza essere corrotta da quelle parolaccie
e da quelle carezze, che tanto di frequente la sorprendevano.
Quante fanciulle devono piangere una simile sorte!
La brutalità dei maschi e il cinismo femminile ammorbano tante piccole anime, nei salotti
come nelle taverne, e rubano tanta felicità a degli esseri ancora incoscienti, incapaci di difendersi, di
agire, di pensare. Le adolescenti corrotte sono infinite. Ovunque se ne possono trovare, prematuramente
guastate dalla libidine dei vecchi e dall'interesse delle mezzane. Sorprendere un'innocenza è
ben facile impresa! Chi può accusare, come ottenere le prove di simili delitti, che restano quasi tutti
impuniti poichè le vittime non sanno rendersi ragione di ciò che è avvenuto? In tal modo, i corpicini
appassiscono, i visi si allungano e assumono il pallore del vizio, i piccoli cervelli cominciano assai
presto a soffrire le orribili torture della vita. Come incolpare quelle creature avvizzite anzi tempo se,
in seguito, la lussuria le trascina agli ultimi gradini della società?
Non è retorica, la nostra. Non c'è salotto, non c'è casa, ove non si commetta qualche attentato
all'infanzia.
Nell'ombra accadono i mostruosi connubi, che al sole scompaiono come nebbia. Un'inchiesta
intelligente e rigorosa darebbe risultati spaventevoli.
Ma torniamo alla nostra danzatrice. Le avevano martoriata l'infanzia, sciupata l'adolescenza.
Ora, essa riposava, affidata alle cure di una cameriera silenziosa. Da tre giorni si trovava
chiusa in quel giardino e in quella villetta, ove l'aveva condotta il Rossino, di notte, in una vettura.
Genova misteriosa Pierangelo Baratono
94
Perchè? Che cosa si voleva da lei? E la scena violenta di quella donna e di quell'uomo, nella
taverna? La fanciulla ci ripensava e provava una tenerezza paurosa per quella creatura magra e pallida,
che l'aveva sempre colmata di carezze e che gli altri chiamavano la signorina Scarpette! Come
avrebbe vissuto volentieri con lei! Che ne era successo? Era la prima persona, che la trattava affettuosamente.
Anche quella gliela avevano tolta, e forse per sempre.
La fanciulla continuava a camminare lentamente, fra i rosai. Ora, le lagrime le scorrevan pel
viso. Le immagini, a poco a poco, le si facevan più confuse, prendevano un aspetto indistinto dandole
un senso di paura e di angoscia. Ricordava il volto brutale del Rossino e le frustate della donnaccia
grassa e i gesti degli avventori. A sbalzi, le si affacciavano al pensiero i lineamenti inteneriti
di Scarpette. Ma subito si rivedeva, nuda sotto il velo, fra il cerchio degli ubbriachi, a danzare e a
cantare, mostrando il corpicino magro e delicato e facendo udire la sua voce esile di malata. Dopo il
ballo, doveva correre attorno con bicchieri e fiaschi e ricevere baci e carezze, che la appuzzavano e
le facevano scorrere per le membra i brividi della ripugnanza e del terrore.
Una voce ruppe, a un tratto, i suoi pensieri:
— Bisca! Bisca! A mangiare!
La fanciulla era stata soprannominata Bisca. Realmente si chiamava Virginia e portava il
cognome dei padroni della taverna, che la avevan fatta passare per loro figlia.
La cameriera chiamava ancora dalla terrazza. Era una donna sui quarant'anni, con degli strani
lineamenti virili e con gli occhi dolcissimi. La fanciulla si volse e di corsa si avviò verso casa.
Sotto i raggi del sole, nel tepore profumato del giardino ogni molesto ricordo svaniva e l'adolescente
riprendeva la gaiezza della sua età, turbata ma non distrutta dall'infamia degli uomini.


Nessun commento:

Posta un commento

Eddai, commentate.... per favore! ...*guarda in basso*