venerdì 21 agosto 2015

FANNY ED ALEXANDER

FANNY ED ALEXANDER

CULTURA D'ESTATE 73


Ebbene, eccoci giunti al grande annuncio: da domani si pubblica su letteratura rossa. Solo post sulla letteratura e affini!

Oggi farò un breve commento al film Fanny ed Alexander. Attenzione, contiene qualche spoiler! Fermatevi quando inizio a parlare della trama, se avete intenzione di vederlo.


La regia e la fotografia della pellicola, girata in Svezia nel 1982, è di Ingmar Bergman. Il film è ambientato sempre in Svezia, ma nel 1909.
Alexander è un bambino la cui fantasia lo porta a vedere situazioni irreali, come manichini che danzano elegantemente, quando attorno a lui la sua famiglia, ricca e con molti servi ai loro ordini, tenta in ogni modo di essere conformista, senza però dimenticare qual tocco che servirà alle attività che ora vi andrò a descrivere.
In questo ambiente Alexander, da solo, poteva certo esprimere la sua fantasia e sfogarsi in ogni modo a lui possibile. Così fu.
La famiglia di Alexander è tutta legata al teatro il cui direttore è il padre stesso dell'adolescente.
E' Natale, Alexander e la sorellina Fanny sono felici, poi, però, il padre muore, e la madre tenta di trovar conforto rinchiudendosi nella religione sposando un ricco vescovo.
La famiglia si trasferisce quindi in canonica.
Il teatro è da sempre fonte dii ispirazione e luogo di drammi e di sventure, o di felici e lieti avvenimenti, la canonica, invece, non è altrettanto colorata e tenta di reprimere ogni fantasia.
Alexander, presto, viene odiato ed accusato dal vescovo, che lo reputa anche bugiardo soltanto perché lui si stava interrogando sui grandi quesiti esistenziali.
Due personaggi cambieranno la situazione, e i due sono del tutto inaspettati: un'eccentrica anziana, la nonna di Alexander, e l'ebreo Isak.
Il regista intrattiene il pubblico col film, ma è il suo modo di scrivere la sua autobiografia e sfogare quel che da anni ha dentro di se.
E lo fa mettendo a confronto duee mondi contrapposti.
Ciò si ricollega a molti dei temi di educazione ora attiali e si capisce quanto i bambini subiscano l'influenza in base all'ambiente in cui vivono.
Allo stesso tempo, per gli adulti, il film è un monito su come non crescere i ragazzi e un modo per farli effettivamente accorgere che forse stanno sbagliando qualcosa.
Agli adolescenti il film vuol solo comunicare: "La speranza è sempre l'ultima a morire".

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