venerdì 14 agosto 2015

PENNAC: COME UN ROMANZO

PENNAC: COME UN ROMANZO: 
CULTURA D'ESTATE 66



Buongiorno a tutti!
Oggi vi voglio parlare di un libro che tutti i figli dovrebbero leggere ai propri genitori. Ma bando alle cince introduttive ed entriamo nel clou.

Di questo autore

Mi è già capitato di leggere Diario di scuola, un libro relativamente recente. Molto tempo fa lessi anche "Kamo, l'idea del secolo", originale e sempre attinente alle tematiche psicopedagogiche care all'autore.
Oggi invece parlerò di "Come un romanzo", opera che un po' riassume il lavoro svolto da Pennac nei vari suoi libri, tutto questo in un unico romanzo che va costruendosi col lettore, mattone per mattone, un po' come Calvino e il suo: "Se una notte d'inverno un viaggiatore", che Italo stesso autodefinì macroromanzo, ovvero un unico romanzo che contiene veramente tanto, a partire dalle molte storie dei personaggi, in capitoli a montaggio incrociato, che vengono raccontate.
Pennacchioni, vero nome dell'autore, a scuola non è mai stato per nulla brillante, poi è divenuto professore e ha tentato con successo di sensibilizzare le persone sull'argomento istruzione, quella corretta.
Come i pedagoghi brillanti(E abbiamo già parlato di Maria Montessori, probabilmente lo faremo ancora più approfonditamente), lascia una certa libertà ai suoi alunni.
Famosi sono i dieci diritti del lettore:
1)  Il diritto di non leggere
2) Il diritto di saltare delle pagine
3) Il diritto di non finire un libro
4) Il diritto di rileggere
5) Il diritto di leggere qualsiasi cosa)
6) Il diritto al bovarismo(Malattia testualmente contagiosa)
7) Il diritto di leggere ovunque
8) Il diritto di spizzicare
9) Il diritto di leggere ad alta voce
10) Il diritto di tacere.
I diritti, noto io, nella mia personale interpretazione, sono in ordine crescente di profondità, di consapevolezza del lettore che si concludono nel diritto di tacere, che, certo è scontato, ma non è poco.
Semmai proibiscono più spesso il diritto alla parola.
Pennac è stanco.
Non ne può più dei commenti delle persone sull'istruzione,, così banali, così poco riflettuti indisponenti, arrabbiati, e soprattutto presuntuosi: tutti si improvvisano pedagoghi.
L'autore rimane colpito dal caso di una ragazzina di seconda media che piange per non avere ancora correttamente imparato a fare un'analisi logica.
Afferma la ragazza: "In dodici anni di vita non ho combinato nulla", piange. Pennac, in pochissimo tempo, le insegna l'analisi logica.
Daniel provoca. L'intero testo del capitolo quindicesimo del romanzo è il seguente:
"Che pedagoghi eravamo quando non eravamo pedagoghi".




Nessun commento:

Posta un commento

Eddai, commentate.... per favore! ...*guarda in basso*